MANTOVA Una grana tira l’altra per il mondo dello sport dilettantistico e giovanile. E non parliamo soltanto di calcio. Mentre società e istituzioni sportive discutono sull’opportunità di tornare in campo nel rispetto dei protocolli, con il presidente del Crl Tavecchio pronto a bussare alla porta del governatore Fontana («Gli chiederò – ha promesso – di garantirci un contributo per offrire alle società i tamponi gratuitamente»), una circolare del Ministero della Salute, datata 13 gennaio, rischia di vanificare ogni sforzo compiuto per la ripresa dell’attività. Nel documento viene specificata nei dettagli la nuova normativa per l’idoneità all’attività sportiva agonistica per tutti gli atleti non professionisti che hanno contratto il Covid-19. La quale prevede che un atleta debba attendere trenta giorni dall’avvenuta guarigione e quindi effettuare nuovamente la visita medico-sportiva integrandola con ecocardiogramma color-Doppler. Il che, tradotto in soldoni, significherebbe uno stop complessivo di circa due mesi: un paio di settimane per risultare negativi oppure “dall’avvenuta scomparsa dei sintomi”, un mese di attesa per la nuova visita e quindi “una graduale ripresa dell’attività sotto il controllo del Responsabile sanitario della società sportiva”. E questo, si badi bene, per una “malattia lieve”. Per gli atleti che hanno registrato sintomi più seri e sono dovuti ricorrere a terapie antibiotiche o a chi addirittura è stato ricoverato in ospedale, la circolare “raccomanda” controlli ulteriori e, a giudizio del medico, anche diagnostica per immagine polmonare e diffusione alveolo capillare.
Le normative fornite dal Ministero della Salute, se confermate, potrebbero davvero mettere in dubbio non solo la fine di questa stagione agonistica, per la verità sempre più improbabile, ma anche l’inizio dei prossimi campionati. «Siamo a conoscenza del problema – spiega il consigliere del Crl Paola Rasori – anche se le circolari del Ministero danno sempre adito a svariate interpretazioni. Nel caso specifico si parla di “raccomandazione” e non di “obbligo”. Anche di questo parleremo nell’incontro di lunedì con la Regione, nella speranza che i dilettanti non vengano ancora penalizzati da questa situazione. Perchè è chiaro che questa normativa sarebbe insostenibile per le società».
Nel documento del Ministero si prevede un modo per “accorciare” lo stop dell’atleta, ma è riservato solamente a chi svolge attività di livello “nazionale o internazionale”. «Qualora l’atleta – recita la circolare – necessiti, per motivi agonistici di livello nazionale o internazionale, di ridurre il periodo intercorrente tra l’avvenuta guarigione e la ripresa dell’attività, potrà essere adottato, su giudizio del medico valutatore, il protocollo di esami e test previsto dalla Federazione Medico Sportiva Italiana per la ripresa dell’attività sportiva degli atleti professionisti che prevede, in base alla gravità dei sintomi riscontrati, ecocardiogramma color doppler, esami ematochimici, radiologia polmonare e nulla osta dell’infettivologo».