MANTOVA Benvenuti al Christian Botturi show. A pochi giorni dal debutto in Serie B, il direttore tecnico del Mantova convoca la stampa e si lancia in un monologo di 40 minuti da mandare a memoria nei corsi motivazionali. Botturi racconta che lo stesso discorsetto è stato rivolto alla squadra negli spogliatoi. E la sensazione è che, se i giocatori non sono fatti di ghiaccio, qualche effetto benefico deve averlo provocato.
Radio Possanzini «È su queste frequenze che dobbiamo sintonizzarci tutti – ha esordito il dt biancorosso – . E quando dico tutti mi riferisco a: società, calciatori, addetti ai lavori, tifosi. Significa parlare la stessa lingua. Il precampionato ci ha detto che… non siamo pronti per la Serie A (sorride, ndr) e che siamo pronti per la C, visto che abbiamo battuto la Torres. E la B? Non lo sappiamo. Aleggia tanta curiosità. Di sicuro vogliamo dimostrare il nostro valore».
La squadra «Partecipiamo a questo campionato con quasi tutti i ragazzi che ci hanno permesso di andare in B. Ma il passato è passato. Bisogna vivere il futuro e il presente. Sono arrivati anche nuovi giocatori, che si stanno inserendo con velocità. Evitiamo per favore i confronti tra i vecchi e i nuovi. Questi ultimi non li abbiamo scelti sfogliando l’album Panini, ma in quanto complementari a chi già faceva parte del gruppo. È il gruppo nel suo complesso che deve dare un segnale. E vi assicuro che questi ragazzi hanno attributi pesanti e un cuore grande così: verso il loro ruolo, verso la società, verso la piazza. Non ci sarà un solo giocatore che non si suderà la maglia. Tutti conoscono il valore e la storia della divisa che indossano. E lo stesso vale per l’allenatore e lo staff tecnico».
Il nuovo mood «Lo scorso anno era: centrare la missione, che era quella di ricreare entusiasmo, riportare la gente allo stadio, costruirsi una propria identità. Obiettivi raggiunti. Quest’anno il mood sarà: godiamoci il viaggio. Quel viaggio in Serie B che ci siamo conquistati e che ora ci apprestiamo a compiere assieme ad altre 19 società, 16 delle quali conoscono tutto di questo campionato. Sarà un viaggio appassionante. Noi siamo nuovi e dovremo muoverci con circospezione ed equilibrio».
La meta del viaggio «Il nostro porto è la salvezza. È lì che dovremo approdare. Magari ci arriveremo all’ultima giornata, o magari ai play out (ma speriamo di no). O magari succede che ci arriviamo in anticipo e scorgiamo delle isolette intorno a noi, altri approdi, chissà… Leggo che il Mantova è indicato come possibile sorpresa. Noi a queste chiacchiere non dobbiamo dare peso. Noi dobbiamo solo mantenere la nostra identità, senza snaturarci: siamo nati così e moriremo così. A qualcuno non piace il nostro gioco? Pazienza, dobbiamo abituarci anche a questo».
Una nuova storia «L’ho già detto nei giorni scorsi: magari riuscissimo a fare il 50% di quel che ha fatto il Piccolo Brasile. Sta a noi raccogliere la sfida e scrivere un nuovo capitolo della storia del Mantova».
Grazie a Piccoli «Il presidente ci ha regalato un centro sportivo dalle potenzialità enormi. Una struttura all’avanguardia che rimarrà un patrimonio del Mantova Calcio. Queste sono basi solide che ci tolgono ogni alibi. Il presidente ha compiuto investimenti importanti anche a livello di giocatori, basti pensare a Ruocco, Bragantini e a tutti i giovani di nostra proprietà. Che si sono rivelati grossi talenti: se Trimboli si chiamasse Trimbolinho sono sicuro che giocherebbe in altri palcoscenici…».
La convinzione del mister «Possanzini poteva andare via. Vi assicuro che c’è stato un momento in cui il suo telefono squillava parecchie volte. Non l’ha fatto. Di più: non ha mai esitato un solo secondo. Voleva rimanere a Mantova ed è rimasto, con idee chiarissime. Una su tutte: non smembrare il gruppo. Ripartire da lui e con lui è un’altra immensa certezza».
I tifosi «Eroici quelli che sono venuti a Lecce. Tempo fa ho lanciato la sfida dei 6.200 abbonamenti. Non so se ci arriveremo, ma sono contento anche dei 5.500 attuali. Un concetto lo ribadisco: il famoso “brivido” che ormai è diventato uno slogan bisogna sentirlo e alimentarlo domenica dopo domenica. Non solo quando le cose vanno bene. Anche i tifosi dovranno indicarci la rotta del viaggio, e questo itinerario dobbiamo godercelo».
Qui e ora, non oltre «Pensiamo a cominciare bene il campionato, pensiamo alla Reggiana e a nient’altro. Io non vedo l’ora che arrivi domenica. A Lecce ero con Piccoli in panchina, lui si è voltato verso di me e mi ha detto: “Ma ti rendi conto di cosa abbiamo combinato?”. Eh sì, siamo nel calcio dei grandi. Godiamocela».