MANTOVA Prima gli apprezzamenti espliciti con contestuale richiesta di incontro tête-à-tête in altra occasione e quindi i palpeggiamenti e gli strusciamenti vari. Il tutto perpetrato durante un breve tragitto in auto, così come verosimilmente capitato già altre volte in passato, stante i rapporti di amicizia e vicinato tra le rispettive famiglie, e tramutatosi in un’esperienza shock per la giovane passeggera, all’epoca di 17 anni, vittima nella circostanza di presunti abusi. A finire sul banco degli imputati, circa l’ipotesi di violenza sessuale su minorenne, un 46enne italiano residente nell’Alto Mantovano.
I fatti a lui ascritti risalgono nello specifico alla sera del 24 novembre 2019 quando, a margine di una festa di compleanno in un ristorante-pizzeria di Castiglione delle Stiviere, si sarebbe reso responsabile della molestia costatagli prima una denuncia e quindi il rinvio a giudizio. A rievocare la vicenda, ieri innanzi al collegio giudicante presieduto da Giacomo Forte, la stessa persona offesa.
«Stavamo festeggiando in compagnia i 50 anni di mia madre – ha riferito in aula la ragazza, oggi 21enne e costituitasi parte civile con l’avvocato Giovanni Chincarini -. A un certo punto, all’esterno del locale, mi ha chiesto se volessi accompagnarlo a prendere suo figlio per poi ritornare al ristorante. Ma non appena salita in auto e allacciata la cintura di sicurezza mi sono ritrovata la sua mano destra tra le mie gambe. Un atteggiamento da lui ripetuto più volte durante quei pochi minuti del viaggio nonostante le mie resistenze, alternando sfregamenti dalle cosce fino alle parti intime e sul mio viso. Ritornati in pizzeria, sconvolta da quei gesti per me inspiegabili, mi sono rifugiata in bagno raccontando tutto a mia zia ma facendole promettere di non dire niente né a lui né ai miei genitori per non rovinare la serata agli altri presenti. No, non era per niente ubriaco come ha poi voluto far credere». Spiegazioni, arrivate quindi nei giorni successivi durante un acceso confronto tra la famiglia della parte lesa e quella dell’accusato, così come raccontato altresì sia dalla mamma della ragazza che dalla zia, con relativa querela presentata ai carabinieri qualche tempo dopo. «A causa di quell’episodio – ha riferito la mamma della ragazza – mia figlia ha dovuto ricorrere ad uno psicologo, senza contare che siamo stati costretti a cambiare abitazione per non vederlo più dal nostro balcone di casa». Nella seduta del 27 maggio prossimo toccherà invece all’imputato rendere la propria versione.