Calcio Serie D – Lisi, rivelazione biancorossa: “A Mantova per vincere e per crescere”

Vincenzo Lisi
Vincenzo Lisi

Mantova Ambizione, istinto, coraggio. Sono tre qualità che, unite al naturale talento, fanno di Vincenzo Lisi  uno dei giovani da tenere d’occhio. Diciotto anni compiuti a gennaio, pugliese di Giovinazzo (provincia di Bari), di proprietà del Verona, si è messo in luce in queste prime partite in un ruolo oltretutto inedito per lui. Accettato senza il minimo tentennamento.
 Vincenzo, raccontaci la tua storia calcistica…
«La prima grande opportunità me l’ha data il Bari, nella squadra Giovanissimi. Poi, a 15 anni, mi è arrivata la proposta del Verona. Non ci ho pensato un secondo».
 Con l’Hellas sei arrivato fino alla Primavera…
«Sì. E, a dirla tutta, ero convinto di fare un altro anno lì. Invece si è fatto avanti il Mantova. Impossibile dire di no».
 Nel Mantova giochi esterno, eppure ti definiscono un centrocampista. Dov’è l’errore?
«Nessun errore: io sono un centrocampista. Anzi, una mezzala. Ho fatto anche il trequartista, ma il terzino proprio mai. Fino a quest’anno».
 A chi dobbiamo l’intuizione?
«A mister Brando. Mi ha chiesto se ero disponibile ad adattarmi e io gli ho detto subito di sì. L’importante è giocare».
 Per completare la metamorfosi, il mister ti schiera una domenica a destra e una a sinistra…
«Mi va benissimo così. Ripeto: basta giocare».
 Qual è la tua qualità migliore in campo?
«Penso di essere in grado di interpretare bene la partita».
 E dove puoi migliorare?
«Nell’uno contro uno in fase difensiva».
 Il tuo modello ideale di giocatore?
«Da tifoso romanista ti rispondo Nainggolan (ora al Cagliari,  ndr). Almeno lo era quando facevo il centrocampista…».
 Come ti trovi a Mantova e al Mantova?
«Molto bene. Attendo che mi arrivi la macchina per poter visitare meglio la città. Per quanto riguarda l’aspetto sportivo, di meglio non potevo chiedere».
 Giocare davanti a tanti tifosi può spaventare i più giovani…
«Non è il mio caso. Gli incitamenti dei tifosi mi gasano».
 Ti aspettavi un inizio così travolgente?
«Sapevo che era stato allestito un organico competitivo. Ma non pensavo di vincere tutte le partite segnando 4-5 gol».
 Troppo forte il Mantova o troppo deboli le avversarie?
«Mah, io alla storia delle avversarie deboli ci credo poco. Le partite sono tutte complicate e per vincerle bisogna giocarle».
 Come vedi il match di domenica a Forlì?
«Squadra esperta e ben attrezzata. Ma per noi cambia poco: vedrete il solito Mantova che scenderà in campo per vincere la partita. Per me, poi, sarà una giornata speciale».
 Come mai?
«Avrò tutta la famiglia in tribuna: papà Nunzio, mamma Francesca e i miei fratelli Michele, Ilary e Claudio. Loro mi hanno sempre sostenuto e continuano a farlo. Quest’anno è la prima volta che vengono a vedermi. Non posso deluderli».
 Dove vuoi arrivare?
«In Serie B, in A… più in alto possibile. Non mi pongo limiti. Diciamo che per adesso ho un obiettivo: arrivare in C col Mantova. E vestire questa maglia ancora per qualche anno».