MANTOVA La coincidenza di intenti tra Eterotopie/MatovaMusica e Festivaletteratura ha reso possibile l’originale progetto di esecuzione di “Music for 18 Musicians”, opera del 1978 di Steve Reich, compositore americano, padre del minimalismo. Un evento di particolare interesse, senza precedenti nella nostra città, realizzato a cura dell’ensemble Sentieri Selvaggi, formazione italiana tra le più prestigiose nell’ambito della musica contemporanea, composta per l’occasione da Elisa Bonazzi, Sara Jane Ghiotti, Gaia Mattiuzzi e Giulia Zaniboni (voci), Mirco Ghirardini e Giovanni Pignedoli (clarinetto e clarinetto basso), Piercarlo Sacco (violino), Aya Shimura (violoncello), Gabriele Carcano, Bruna Di Virgilio, Valentina Messa, Andrea Rebaudengo e Leonardo Zunica (pianoforti), Leonardo Bertolino, Carlo Boccadoro, Nicola D’Auria, Andrea Dulbecco, Ettore Marcolini, Edoardo Maviglia e Matteo Savio (percussioni). Notevole la partecipazione di pubblico, sabato sera nel Cortile d’onore di Palazzo Te, per scoprire il fascino dell’opera storica di Reich che conserva nel tempo una forza attrattiva decisamente particolare, alimentata da un incessante procedere tra micrometriche variazioni di combinazioni sonore fra strumenti e voci, sulla base di un ostinato ritmo martellante. È nel suo incalzare progressivo, nella successione reiterata di semplici armonie, nella cangiante profondità timbrica che risiede la capacità dell’opera di catturare progressivamente l’attenzione dell’ascoltatore, trascinandolo in un’atmosfera quasi ipnotica, apparentemente statica, ma in realtà ricca di un’energia impetuosa espressa in efficaci contrasti sonori. Con una pregevole visione d’insieme, amalgama e vitalità espressiva, i diciotto strumentisti di Sentieri Selvaggi hanno offerto una interpretazione luminosa e magistralmente delineata delle relazioni dinamiche e dei dettagli che generano l’emozionante susseguirsi di mutazioni di questo brano che proprio nella sua versione live riesce a esprimere appieno il suo potere di coinvolgimento psicologico. Una sfida sia per gli esecutori che per l’ascoltatore, entrambi chiamati ad una prova di concentrazione e adattamento al susseguirsi di delicati paesaggi sonori che scorrono nell’ora circa di durata dell’esecuzione. Ulteriore elemento di interesse per questo evento, il coerente e suggestivo accostamento del carattere di incessante mutevolezza dell’opera di Reich al tema del Labirinto delle Metamorfosi, attuale programma espositivo di Palazzo Te. Encomiabile la prova offerta dai protagonisti, salutata dai calorosissimi applausi conclusivi. gmp