MANTOVA “Amore mio come farò / a rassegnarmi a vivere…”. È uno degli incisi più celebri, amati e cantati del pop degli ultimi 30 anni. Il brano è Cinque giorni, lui è Michele Zarrillo. Correva il 1994 quando Pippo Baudo lo selezionò per il Festival di Sanremo. Da lì un successo che ha travalicato mode e conquistato generazioni. Zarrillo lo regalerà anche al pubblico mantovano, nel concerto in programma sabato alle 21 al Teatro Sociale. Di questo ed altro ha parlato alla Voce.
Michele, ti aspettavi che questa canzone avesse vita così lunga e gloriosa?
«È una sorpresa continua, che riguarda non solo Cinque giorni, ma anche altri brani del mio primo repertorio come Una rosa blu, La notte dei pensieri… Grazie ai giovani che li hanno riscoperti, mi stanno arrivando Dischi d’Oro che considero regali meravigliosi».
Come nacque Cinque giorni?
«Da una doppia delusione amorosa, mia e di Vincenzo Incenzo, l’autore del testo. Ci eravamo lasciati contemporaneamente con le nostre compagne, io avevo questa musica malinconica che ben si prestava a raccontare quello stato d’animo. Al resto pensò Pippo Baudo».
In che modo?
«Dovevo andare a Sanremo con un altro pezzo, ma quando Pippo sentì Cinque giorni si impuntò: “Voi siete pazzi – disse ai miei discografici – . Questa canzone segnerà la svolta per Zarrillo. O porta questa o non se ne fa nulla!”. Aveva ragione lui».
Tu ne hai intuito subito il potenziale?
«No. Ma per noi autori è più difficile rendersi conto di dove può arrivare una canzone».
Avrebbe avuto lo stesso successo se fosse uscita oggi?
«Difficile. Oggi siamo circondati da tormentoni e le canzoni d’autore fanno più fatica ad imporsi. Si sono capovolti i canoni, è una questione di cultura e costume».
Ti piace la musica che si sente oggi in radio?
«Mi piace qualche cantautore. Tipo Calcutta».
Hai partecipato a 13 Festival di Sanremo: c’è un brano che meritava miglior sorte?
«Direi di no. Hanno goduto tutti di un buon successo e questo mi gratifica».
Uno di questi, però, è sparito dal tuo repertorio…
«Ti riferisci a Come un giorno di sole? È vero, in tanti mi chiedono perchè. Il fatto è che quel brano mi ricorda una fase negativa della mia vita, e per questo non l’ho più proposto».
Torneresti a Sanremo?
«Certo! Anzi il mio obiettivo è trovare la canzone giusta, però per il 2026. Nel frattempo uscirò con un nuovo album. Questo tour e il successo che sta avendo mi hanno dato nuova linfa».
Cosa dobbiamo aspettarci sabato?
«Due ore e mezza di musica, in cui ripercorrerò i miei 40 anni di carriera tra ballate e pezzi più ritmati. Non mancheranno virtuosismi e lunghe code della mia band».
A Mantova sei capitato poche volte…
«È vero, e mi dispiace perchè è una città bellissima, tranquilla, così lontana dal caos della mia Roma. Sono felice di tornare a trovarvi».
Per concludere: come sarà il “sesto giorno” di Michele Zarrillo?
«Un giorno di rinascita. Lo spero soprattutto per chi dovrà prendere le redini di questo mondo, che purtroppo sta andando in una brutta direzione».
Gabriele Ghisi