VIADANA Le attività per le squadre di Top 12 sono ferme sino al 3 aprile, come da direttive del governo e della Fir. Nel rispetto delle regole contenute nel decreto, però, le squadre professionistiche potrebbero allenarsi in ambienti sanificati, chiusi al pubblico, con i medici presenti, che tra le altre cose dovrebbero sempre provare la temperatura. La nota della Fir parla di questa possibilità per i team di Pro 14 e Top 12. E tra questi ultimi, il Valorugby Emilia ha ripreso a lavorare martedì dopo due settimane di stop. Cosa che invece l’Im Exchange Viadana ribadisce non farà, rispettando lo stop sino al 3 aprile. Con tanto di lettera dei medici della società, Sandro Gregorio e Vincenzo De Biasi, che spiegano quanto sia rischioso al momento riprendere gli allenamenti di gruppo. Per fare un esempio, solo misurare la temperatura non basta per eliminare ogni possibilità di contagio e non si possono fare tamponi, dedicati a soggetti selezionati. Tanto poi che anche la Federazione Medico Sportiva Italiana consiglia di fermare tutto almeno sino al 3 aprile. In una cittadina, come Viadana, così pesantemente colpita dall’emergenza Coronavirus, riprendere a lavorare sul campo a cuor leggero non è possibile. «Noi non riprendiamo gli allenamenti – ribadisce il presidente giallonero Giulio Arletti – per salvaguardare la salute dei nostri atleti. Ognuno ha un programma che segue a casa. Per i nostri medici è impossibile dare garanzie a tutti, anche perché i tamponi non si possono fare. Se provi la febbre, non vuol dire niente. Magari hai il virus lo stesso e puoi infettare altri compagni. Noi abbiamo quindi prolungato il fermo. Speriamo di riprendere, ma la vedo dura. Si andrà ben oltre il 3 aprile (ne stanno già parlando, ndr), le idee non sono chiare, ma penso non si ripartirà. Se si aspetta che finiscano i contagi, i tempi si allungheranno». E’ una situazione di difficile gestione, nessuno può dire come si andrà avanti, e sinceramente il discorso sportivo passa in secondo piano quando la salute ha la prevalenza su tutto, e in questo caso anche quella di tecnici, giocatori, dirigenti e collaboratori. «Difficile – prosegue il numero uno del Viadana – che si risolva in tre settimane. Ci sono intere città sotto assedio, è come essere agli arresti domiciliari. Anche tornare alla normalità sarà una cosa lunga. Nessuno ha mai vissuto una situazione simile. Sembra uno scenario postbellico e credo che nei prossimi mesi ci saranno anche ricadute economiche pesanti. E per questo sono preoccupato. Vorrei svegliarmi una mattina e avere tutto questo alle spalle». Questi, tra l’altro, sono i mesi in cui le società programmano la prossima stagione, preparano contratti, parlano con i giocatori e fanno scelte. «Come si può pensare alla nuova stagione quando nemmeno abbiamo finito questa? Chiudiamola qui. Anche ad alti livelli bisognerebbe avere più coraggio e prendere decisioni drastiche. Sarebbe più facile per tutti fare programmi e organizzarsi. Siamo in un limbo e si vive alla giornata. In questo momento serve tanta pazienza e fare quello che ci viene detto: restare a casa, mantenere le distanze dagli altri ed essere responsabili». Verso se stessi e soprattutto verso gli altri, coloro che hanno bisogno e sono più fragili. Ed ecco qui il grande cuore giallonero: «Ho detto ai ragazzi di mettersi a disposizione della comunità, come aiutare le associazioni di volontariato e le persone anziane. Dobbiamo andare avanti».