MANTOVA Mister Archimede Graziani lo andava ripetendo da un paio di mesi: «Segnatevi questa data: 17 aprile. E preparatevi a festeggiare». Detto fatto. Quel giorno – correva il 2011, esattamente 9 anni fa – il Mantova celebrò al Martelli, davanti ad oltre 3.500 spettatori, il ritorno tra i professionisti dopo un solo anno tra i dilettanti. È, ad oggi, l’ultima promozione conquistata dal club di viale Te (non conteggiamo l’accesso alla C unica nel 2014). Determinante, per convincere anche la matematica, fu il 3-0 con cui i virgiliani asfaltarono il Castelnuovosandrà. Una partita mai in discussione, contro un avversario peraltro in disarmo. Una passeggiata per i ragazzi di Archimede, ai quali sarebbe bastato anche un pareggio, e che se la presero tutto sommato comoda. Per poi togliersi il pensiero in 13 minuti, a inizio secondo tempo: al 51’ rigore di Bersi, al 56’ raddoppio di Franchi, al 64’ capolavoro di Graziani (inteso come Ciccio) in rovesciata su palla alzata di tacco da Spinale. Il tutto sotto la Te, naturalmente in delirio. Un copione degno del miglior sceneggiatore, una giornata che suggellava la rinascita del Mantova, giusto nell’anno del centenario. Coincidenze perfette, ben sottolineate dalla scelta di giocare con la maglia celeste (il colore delle origini) e banda biancorossa.
Vale la pena menzionare l’undici di quel giorno: Bellodi in porta; Caccavale, Zaninelli, Caruso e Bersi in difesa; Spinale, Coulibaly e Cavalieri a centrocampo; Colonetti, Gherardi e Franchi in attacco. In corso d’opera subentrarono Graziani, Pimazzoni e Gambino; in panchina rimasero Portesi, Mariani, Bonomi e Pettarin. Era il Mantova di Bompieri, Tirelli, Giovanardi, Ruberti, Castagnaro e dei tanti soci mantovani; ds era l’allora sconosciuto Dalè. Una società che aveva saputo brillantemente ripartire dopo il rovinoso fallimento del 2010, centrando al primo colpo la promozione in C, pur fra non pochi scetticismi. Purtroppo la gestione societaria degli anni successivi non fu altrettanto illuminante, ma questa è un’altra storia. Qui ricordiamo quel trionfo meritato, netto, corroborante. Emozioni che il popolo biancorosso non vede l’ora di rivivere.