HINTERLAND – Si è conclusa in questi giorni l’istruttoria in Regione Veneto di tutta la documentazione per la discarica di “car fluff” che la società RMI di Castelnuovo del Garda preme per realizzare a Pontepossero di Sorgà, a poche centinaia di metri dal confine Mantovano. Adesso il Comune di Sorgà e gli enti confinanti e del circondario hanno 30 giorni di tempo per presentare a Venezia tutte le motivazioni tecniche e politiche per ribadire la contrarietà ad un impianto spropositato per dimensioni e oltremodo impattante per un territorio a vocazione agricola dove si coltiva il riso vialone nano Ipg e tante altre colture e che, suo malgrado, si troverebbe a diventare il deposito di rifiuti non riciclabili della auto demolite più grande dell’Italia settentrionale. Parliamo, com’è stato detto, di un’area di particolare pregio ambientale e agricolo, ed è evidente che per dare il via a qualsiasi operazione che potrebbe provocare danni irreparabili per l’equilibrio di tutto l’ecosistema della zona, è necessario avere tutti i chiarimenti tecnici e le garanzie ambientali, ad oggi ancora assenti. La battaglia che Sorgà sta portando avanti insieme alle provincie di Verona e Mantova, ai Comuni veronesi di Erbè, Nogara, Gazzo Veronese, Concamarise, Trevenzuolo, Nogarole Rocca e Isola della Scala oltre a quelli virgiliani di Castel d’Ario, Castelbelforte, San Giorgio Bigarello, Villimpenta e Roncoferraro è quotidiana, perché tanti sono i «problemi» che un impianto di questo genere arrecherebbe al territorio. Un bacino di oltre 55 mila abitanti, comprensibilmente preoccupati per le ripercussioni ambientali e viabilistiche che il mega insediamento (la sola superficie interessata al conferimento dei rifiuti è di 115.840 metri quadrati, ndr) porterebbe con sé. Basti pensare al traffico pesante che finirebbe per riversarsi su strade inadeguate per l’andirivieni di mezzi, aumentando sensibilmente l’inquinamento atmosferico. E per restare in tema di inquinamento, il mondo agricolo ha lanciato anche la scorsa settimana un nuovo allarme: le scorie chimiche nocive del percolato rischiano di contaminare le coltivazioni. E lo stesso vale per le falde acquifere che in questa zona di trovano a pochi metri di profondità.
Matteo Vincenzi