“Addio straniero”… Mantova perde Sartana

MANTOVA «Ascoltami me, straniero» era il suo approccio abituale con chiunque gli rivolgesse la parola, perché lui era “Sartana”, icona degli spaghetti western anni ’70. Ma per Piero Vignoli era anche un modo di vivere nella sua mitologia interiore, a mezzo fra il West e certe nostalgie da “americano a Mantova” (parafrasando il noto film di Sordi), la gran voglia di riscattare una infanzia infelice e quella nomea di “Piero al matt” che si portava addosso. Piero Vignali da ieri fisicamente non c’è più. Si è spento a 75 anni nella Rsa “Bianchi” di viale Fiume nella quale era ospite ormai da diversi anni.
Era stato intervistato dalla Voce di Mantova a metà anni ’90 prendendo spunto da un cortometraggio che gli amici gli avevano dedicato, e in quella circostanza raccontò tutto di sé, soffermandosi su quell’infanzia che mai aveva avuto. Nato e cresciuto nel sobborgo “tigraioso”, oggi nobilitato in Te Brunetti, aveva dovuto affrontare le ristrettezze della famiglia con numerosi fratelli e “l’internamento” (è il caso di dirlo) in un asilo governato da suore manesche e spietate dove le punizioni sui bimbi arrivavano, quantomeno nella sua narrazione, sino alla cucitura delle labbra con ago e filo.
La vita non gli aveva riservato grandi slanci e opportunità. Ma a lui bastava in ogni caso la sua professione di muratore, dove era comunque benvoluto nell’ambito dell’impresa e dei colleghi.
Terminato il lavoro, arrivava il riscatto, che per lui era fatto di film western, polizieschi e film di guerra: ultime risorse in grado di solleticare il suo immaginario infantile anche nell’età adulta. Tanta era la suggestione che, dopo il lavoro, vestiva i suoi panni para-militari, e col proprio motorino pseudo-chopper, pseudo-poliziesco, con finte sirene e finte antenne, iniziava il suo tour di pattuglia nel centro città, tutto armato di pistole e fucili giocattolo.
Se l’attenzione dei passanti non bastava, estraeva una paletta e iniziava a dirigere il traffico nei punti caldi della circolazione. Dopo decenni di conoscenza per fama, tutti avevano imparato a sorriderne con bonomia. Tantopiù che Piero era l’uomo più pacifico della madre terra, e di cuore generoso. Ne sarebbero testimonianza i suoi cani, che lui adottava sottraendoli al randagismo e curandoli con affetto nella sua misera baracca del “Tigrai”, a identificare la quale bastava il suo motorino parcheggiato davanti, nel bel mezzo di un’aiuola spartitraffico. E guai a chi gliel’avesse toccato: “Sartana non perdona, straniero”.