Batterio killer, il gup prende tempo sulle richieste di archiviazione

MANTOVA Nei giorni in cui proprio a Verona torna l’allarme per il citrobacter, torna in aula la vicenda del batterio killer che tra il 2018 e il 2020 contagiò un centinaio di neonati (tra i quali la mantovana Alice morta, a causa del batterio il 16 agosto 2020 a soli 5 mesi d’età), causando danni permanenti ad altri nove. Il caso della piccola vittima mantovana è per ora l’unico, insieme a quello di un’altra bimba padovana che riportò gravi danni permanenti, per il quale la procura scaligera ha chiesto il rinvio a giudizio di sette indagati tra medici e dirigenti dell’ospedale della donna e del bambino di Borgo Trento. Ieri davanti al giudice si è invece discusso di tre opposizioni alla richiesta di archiviazione avanzata dalla stessa procura riguardo a tutti gli altri casi presi in esame. Si tratta dei genitori di tre bambini con danni cerebrali permanenti che si sono costituiti parte civile. Il giudice una volta sentite le parti si è riservato la decisione, attesa per i prossimi giorni. A fine mese, invece, dovrebbe finalmente partire il processo per i due casi per i quali la procura sostiene di avere individuato delle responsabilità. Nella precedente udienza il gup Livia Magri ha infatti accolto l’eccezione preliminare delle difese sulla «indeterminatezza del capo d’accusa». In pratica nella prossima udienza alla Procura spetterà il compito di «chiarire meglio l’imputazione precisando i vari profili di colpa da cui dovranno difendersi i singoli indagati».