MANTOVA Strategie e strumenti di propaganda elettorale? Difficile farne teoremi e lemmi e corollari in un tempo in cui la comunicazione ha cambiato completamente le proprie coordinate. Basti dire che, a nemmeno un mese dal voto per le politiche nazionali, nessun manifesto è stato appeso in città. I tabelloni per le affissioni o non sono ancora stati posizionati dal Comune, che ne ha l’incarico, o non sono nemmeno stati occupati dai primi messaggi all’elettore. Si attendono gli ultimi giorni, come insegna la storia, per fare arrivare il messaggio a ridosso del voto del 25 settembre? Può essere, ma può essere anche il contrario. Ossia che nessuno ne approfitti per fare conoscere il proprio volto a chi è chiamato a dargli il consenso.
Gli analisti dei partiti dànno la colpa al “rosatellum”, ossia al sistema elettorale che demanda alle segreterie dei partiti la compilazione delle liste da sottoporre al suffragio, più che alle singole volontà del corpo elettorale. Da qui, a catena, la scomparsa di una serie di consuetudini che sino a pochi anni fa erano passaggi obbligati per ogni candidato. Volantinaggi in piazza? Pressoché scomparsi. Comizi? anch’essi sempre più rarefatti, e comunque affidati dai partiti maggiori alla presenza dei propri big.
Nemmeno è più in uso per i candidati (quantomeno i più facoltosi e accreditati di elezione) prendere temporaneamente in affitto qualche locale per insediarvi il proprio quartier generale di supporter. Non parliamo poi dei proverbiali “santini” affidati alla manovalanza per le distribuzioni porta-a-porta.
La svolta è segnata. Siamo nei fatti precipitati nella politica affidata quasi esclusivamente a rapidi messaggi sui social network, ove chiunque parli si misura a like e dove i contenuti si perdono in una politica low cost. Nulla di imprevedibile. Ce lo disse già anni fa Diego Masi, candidato vincente nel collegio dell’alto mantovano nel 1996: fu lui il primo a spostarsi in camper di paese in paese per incontrare l’elettorato. Di lì a poco ci riprovarono con le stesse modalità sia Romano Prodi che persino Matteo Renzi. Oggi sarebbero tempo e denaro sprecati. Il mondo cambia. La politica va a ruota.