MANTOVA La richiesta di case popolari cresce a dismisura, mentre contestualmente la disponibilità di alloggi Aler o comunali si restringe. Il tutto con buona pace dello stesso Comune, che da un monitoraggio svolto nell’arco del 2018 considera “eccedente alle esigenze territoriali” l’offerta di 21 alloggi affittati dalla società Cà Bassa Srl per distribuirli alla bisogna. Sicché taglia sul budget e da 21 passa a 14.
Eppure, i numeri vanno in tutt’altra direzione, visto che nella sola Mantova la recente graduatoria pubblicata dall’Aler evidenzia che ci sono ancora 700 persone in attesa di un alloggio popolare, cresciute addirittura rispetto alle 569 dell’ultimo bando.
Perché tagliare allora? A chiederselo è il capogruppo dell’opposizione Pier Luigi Baschieri (Fi), che muove all’amministrazione e al comparto del welfare circostanziati rilievi: «Lo sanno anche le pietre di questa città che i principali problemi dei soggetti in difficoltà economiche sono la casa e il lavoro. Sorprende che il Comune e l’assessore Andrea Caprini, dopo aver sviluppato un sistema di housing sociale promosso e cofinanziato dalla Regione, tagli gli alloggi temporanei per persone in emergenza abitativa che devono uscire dalla logica dell’assistenzialismo».
Pareva una soluzione vincente quella attivata dall’amministrazione nel 2017. Ma proprio il taglio degli alloggi messi a disposizione dalla Ca’ Bassa a Colle Aperto, con contratto stipulato dall’Aster, mette la città di fronte a una «miopia politica: ridimensionare questa formula di sostegno – prosegue Baschieri – è un errore grave per un’amministrazione che si è sempre vantata di stanziare più risorse a sostegno del welfare rispetto al centrodestra».
L’ultimo bando metteva a disposizione 50 appartamenti (45 Aler e 5 del Comune). «Una goccia in mezzo al mare rispetto alle domande – conclude Baschieri –. Segnale che deve far riflettere gli amministratori sul fatto che la? crisi non è di certo alle spalle. Mi auguro che Caprini abbia l’intelligenza di ritornare sui suoi passi».