MANTOVA – Incredulità e rabbia da parte di Cna di fronte alla chiusura delle imprese di estetica ma questa vale anche per i tatuatori ed altre attività di servizio ,con la nuova ordinanza del Ministero della Salute che colloca la Lombardia in zona rossa da oggi per tre settimane sulla scorta dei rilievi epidemiologici effettuati dall’istituto superiore di sanità. Per l’ennesima volta il provvedimento penalizza duramente le imprese del settore che nel mantovano sono ben 341, di cui 62 a Mantova con una forza lavoro di circa 600, addetti che sin dalla riapertura del 18 maggio scorso. dopo due mesi di chiusura, hanno applicato con la massima diligenza e rigore i protocolli sanitari investendo solidi con immensi sacrifici per la sicurezza e la salute dei dipendenti e della clientela intensificando le già rigide misure previste sul piano igienico-sanitario che disciplina l’attività di estetica. E’ inconcepibile, che le imprese – il direttore della Cna, Elisa Rodighiero – non sono più in grado di programmare il loro management: un continuo abbassare e rialzare la saracinesca delle attività che si trascina da quasi un anno. Vale a dire organizzare gli appuntamenti considerando che le entrare sono contingentate secondo le normative sanitarie , la clientela che chiama per anticipare il servizio, ecc. Un vero e proprio caos che comporta stress, angoscia, dal momento che per le imprese non sono più in grado di sapere che ne sarà del loro futuro. Un vero e proprio dramma sociale, economico per gli artigiani e le loro famiglie. Gli artigiani non vivono con uno stipendio fisso, rischiano la loro attività ogni giorno, i ristori risarciscono una minima parte dei mancati incassi, dei costi fissi di esercizio. Se rimangono a chiusi rischiano di chiudere “bottega” per sempre. Inoltre l’ennesima chiusura dei centri estetici – aggiunge Franco Bruno – non fa altro che incrementare l’esercizio abusivo della professione, del lavoro nero creando una grave concorrenza sleale alle artigiane estetiste in regola che sono allo stremo. La salute è un bene primario, c’è il rischio di una pandemia fuori controllo, ma c’è anche il rischio che migliaia e migliaia di piccole imprese non hanno più soldi per dare da mangiare ai lori figli.”