Gratta e Vinci milionario conteso, l’imputato: “Quel biglietto è solo mio”

MANTOVA Il superfortunato tagliando da due milioni di euro? «L’ho comprato io e l’ho grattato io». Una doppia premessa da cui il diretto interessato trae un’unica conseguenza: «La vincita appartiene interamente a me, non ci penso proprio a dividerla». Questa la verità esposta l’altro ieri, al banco degli imputati dal piastrellista Ricardo G.T., talmente baciato dalla fortuna da riuscire, tre anni fa, a grattare e vincere in una ventina di giorni prima un ticket a Modena da 800mila euro (incassato senza problemi), poi il 22 febbraio a Garda un tagliando da ben due milioni. Bottino, quest’ultimo, tuttora sequestrato dopo che due colleghi di lavoro del 43enne, nato in Brasile e residente a Monzambano, lo hanno denunciato per appropriazione indebita: «Quel tagliando lo abbiamo acquistato insieme, quindi la vincita va suddivisa», sostengono Giovanni S., 51enne bresciano, e Christian C., 62enne residente nel Veronese. Una tesi che i due avevano esposto anche in aula lo scorso settembre. Nella seduta di lunedì invece è toccato all’imputato, difeso dall’avvocato Giovanni Chincarini, rendere la propria versione «Sono un appassionato di Gratta e Vinci, gioco “forte”», ha ammesso. «Punto anche tre volte al giorno, non vado mai in perdita, con i soldi che vinco compro altri tagliandi. Seguo le statistiche e i sistemi di Lottomatica, mi informo sui posti dove si vince dai mille euro in su, così poi faccio i miei calcoli». Nonostante le due maxi vincite, «non ho ancora cambiato lavoro, mi piace e continuo a fare il piastrellista». Ma veniamo al punto-chiave: i due milioni, a chi spettano? «Quel giorno ho acquistato con i miei soldi 5 tagliandi da 20 euro ciascuno, quando ho grattato il secondo ticket davanti a Gianni S. è risultato milionario, abbiamo fatto festa chiamando anche Christian C. Ho pensato di fare loro un regalo, 80mila euro a testa, a Gianni servivano i denti nuovi, Christian desiderava un’auto, non eravamo solo colleghi ma anche amici. Ho 800mila euro in banca, non mi interessa giocare in società con qualcuno».