Intervista al segretario della cittadino Lega Cristian Pasolini, rottamatore, anzi, “ripensatore” del Centro Destra di Mantova

MANTOVA Non usa proprio la parola “rottamazione”, e preferisce suggerire il “ripensamento”, ma per il segretario cittadino della Lega Cristian Pasolini il centrodestra deve orientarsi a un cambiamento espressivo di una visione di squadra in vista dei prossimi appuntamenti amministrativi. Scelte concertate fra i soggetti politici della coalizione, senza egoismi, e addirittura, per la prima volta, utili a sortire anche le primarie di coalizione. Tanto vale per le provinciali (quasi certe nel 2024), che per le comunali del capoluogo (certe nel 2025).

Segretario, il Pd nella sua festa in corso sta guardando già alle provinciali 2024. Anche voi del centrodestra?
«Sicuramente anche noi, ma c’è un nodo gordiano da sciogliere. Posto che si tornerà al vecchio sistema di elezione diretta, anche il centrodestra sta ragionando e sviluppa un ragionamento di fondo: il centrodestra sopravvive solo se unito nelle sue tre componenti principali. Ovviamente stiamo ragionando anche sul dato oggettivo che abbiamo fatto il nostro dovere, e l’abbiamo fatto bene, ma nel ’21 siamo stati anche favoriti dalle scelte infelici dei nostri concorrenti; circostanza, questa, che non è detto si ripeta. Bottani, ricordiamolo, è stato eletto per un pugno di voti».
Dunque, Bottani sarà riproposto?
«Lui sicuramente ci tiene e verrà tenuto in considerazione da tutto il centrodestra. Ma toccherà anche a lui muoversi molto bene perché la partita non è per nulla scontata. L’elettore poi, visto che si tornerà a elezione diretta, dovrà capire a sua volta che con il governo e la Regione di centrodestra, avere anche la Provincia di centrodestra potrà dare un vantaggio enorme».
In ordine temporaneo, fra due anni si ridiscuterà anche del capoluogo…
«Battaglia epica contro un nemico grande: Davide contro Golia. Palazzi, o chi per lui, è un avversario che gode di un favore enorme dell’elettorato, che sa lucidare molto bene l’argenteria e che ha fatto anche cose gradite agli elettori».
Ma non a lei?
«Non a me. Nella mia visione amministrativa si deve avere certamente l’occhio e la cura sulle esigenze immediate dei cittadini, ma il grosso del lavoro deve essere incentrato su una programmazione nel medio e lungo periodo, che qui però non vedo».
Si spieghi meglio.
«Vedo tante opere che sono andate a rimediare ai problemi creati dalle gestioni delle amministrazioni precedenti, e in questo Palazzi è molto bravo. È un ottimo manutentore ordinario. Non vedo però progetti di sviluppo e di soluzione dei problemi cronici della città. Dico lo spopolamento, la mancanza di una politica occupazionale organica e non applicata a singoli episodî. Non vedo un vero impegno sulle infrastrutture, vero viatico per portare impresa e lavoro (il caso Pro-Gest è eloquente, dove si è in tutti i modi vanificata l’occasione per creare posti di lavoro stabili e ricchezza). Insomma, vedo i giardini e le ciclabili; ma vediamo l’interesse di un cittadino non residente in città di trasferirvisi? Io no. Vediamo la creazione di posti di lavoro o occasioni per attrarre un imprenditore? Io non li vedo».
Beh, a Valdaro sì.
«A Valdaro invece no: i nuovi insediamenti sono la toppa applicata sui fallimenti della Valdaro Spa, e non si è aggiunto niente. Vediamo l’interesse di grandi gruppi bancari volti a sostenere l’intrapresa cittadina? No, tant’è che registriamo il fuggi-fuggi di banche, imprese, grandi marchi e franchising».
Crede che il centrodestra sarebbe alternativo in questa prospettiva?
«Le idee non mancano. Il capoluogo deve tornare a dialogare con tutti i Comuni e comportarsi da capoluogo. Però anche noi dobbiamo ripensarci. Già lo stiamo facendo. C’è bisogno di un cambiamento di pensiero e di scelte politiche orientate alla collaborazione, e non solo nel capoluogo. Dobbiamo insomma sviluppare sinergie, anche in previsione di un programma condiviso e di un candidato di centrodestra; candidato magari condiviso attraverso primarie di coalizione. Per arrivare a questo però occorrerà sederci tutti assieme a un tavolo con molta umiltà, mettendo da parte le statistiche o i consensi popolari, e ragionando solo su idee e programmi».