La Ced è caduta per il no dell’Italia

Alla morte di Alcide De Gasperi di cui abbiamo ricordato recentemente l’anniversario, il 30 agosto 1954 seguiva la “morte” della CED, la Comunità Europea di Difesa. Ricordiamo i fatti, densi di significato attuale che riguarda, però, una sconfitta, il 30 agosto la CED era bocciata dal voto di alcuni Parlamenti, anche di quello italiano. Alcide De Gasperi per quel progetto, ha combattuto fino all’ultimo giorno della sua vita. Era il passo fondamentale per la creazione dell’Europa politica, la sola in grado di definire i cittadini dei 27 Paesi veri cittadini europei. Dalla fine del 1949 gli interventi europeistici di De Gasperi, preannunciati dal discorso di Bruxelles del 20 novembre 1948 su “Le Basi morali della democrazia”, si moltiplicarono. Ai critici della politica europeistica egli rispondeva che non si trattava di trascurare gli interessi nazionali dell’Italia, ma di cercare di trovarne la soluzione in ambito europeo. A tal fine De Gasperi prese anche contatto con le organizzazioni europeiste e in particolare, superate alcune perplessità, con il Movimento federalista europeo di Altiero Spinelli, che lo indusse ad accettare senza riserve la soluzione federale. Ai discorsi tennero dietro i fatti. De Gasperi ottenne, non senza difficoltà, che l’Italia partecipasse all’ultima fase del negoziato che avrebbe creato il Consiglio d’Europa (febbraio 1949). Nel maggio 1950 dette una immediata adesione al Piano Schuman, che avrebbe portato il 18 aprile 1951 alla costituzione del primo organismo europeo: la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (CECA). Il processo di integrazione europea era avviato, ma fu soprattutto la guerra di Corea ad accelerare i tempi e convincere anche i meno entusiasti. Di fronte al problema della difesa dell’Europa Occidentale da un paventato attacco sovietico, si era cominciato a parlare di riarmo tedesco. Dopo varie vicende la Francia, preoccupata per questa ipotesi, lanciò la proposta del piano Pleven, così chiamato dal nome del presidente del consiglio francese, per la costituzione di un esercito integrato europeo, dipendente da un ministro della difesa comune, responsabile di fronte ai governi, ma anche di fronte ad una assemblea europea. Certamente non era facile far comprendere all’opinione pubblica, in maggioranza ancora poco sensibile all’ideale europeista, che la mossa giusta era cominciare l’integrazione dalla Comunità europea di difesa (CED). Come ebbe a dire De Gasperi il 10 dicembre 1951 in un discorso all’assemblea del Consiglio d’Europa, era “l’occasione che passa e non tornerà più”. Mai parole furono più profetiche, a più di settanta anni di distanza questo risultato mancato ci sta privando dell’Europa politica.

Allora, con nessuna contro indicazione da parte degli Stati Uniti, De Gasperi elaborò un progetto che avrebbe fatto della Ced il nucleo motore della futura Comunità europea. Il Presidente del Consiglio italiano rovesciò l’impostazione originaria del piano Pleven, incentrato sul solo aspetto militare, e ne fece la base per una Europa federata. L’articolo 38 del progetto, che De Gasperi riuscì ad imporre, sostenuto dall’appoggio incondizionato di Schuman e Adenauer, gli altri due padri dell’Europa, prevedeva che l’assemblea della Ced agisse come una sorta di Costituente europea, col compito di elaborare una organica proposta in senso federale. Il 27 maggio 1952 fu firmato a Parigi il trattato istitutivo della Ced, che sarebbe entrato in vigore solo quando tutti i parlamenti interessati lo avessero ratificato. Purtroppo la morte di Stalin rendeva più tiepidi coloro che sostenevano la Ced, ritenendola necessaria solo per fronteggiare il pericolo sovietico. Ci fu una serie di tentennamenti (l’Italia contava il più forte Partito Comunista dell’Occidente) e siccome la validità del trattato presupponeva che tutti i parlamenti dei governi firmatari la ratificassero, alcuni, fra cui quello italiano, non l’hanno fatto. Va ricordato, perché oggi tutti lo riconoscono, che La Ced fu il punto più alto della politica europea di De Gasperi.