Processo ex Bustaffa, condannati in tre per frode in commercio

MANTOVA Tre condanne circa una sola ipotesi di frode in commercio, a fronte di sette assoluzioni con formula piena perché il fatto non sussiste oltre la restituzione degli atti processuali alla pubblico ministero per quanto concerne un singolo capo d’accusa di truffa al fine della sua ridefinizione in un nuovo, separato, giudizio. Questo, in sintesi, quanto deciso ieri dal collegio dei giudici nei confronti dei dieci imputati del processo instaurato a carico degli ex vertici societari della “Bustaffa Emilio & figli spa” per frode alimentare, inquinamento ambientale e delitti contro la pubblica amministrazione.
Nello specifico, riconosciuti colpevoli di frode alimentare “per aver qualificato come biologici prodotti lattiero caseari che in realtà non lo erano” Federica Freddi (condannata a un anno con pena sospesa), all’epoca legale rappresentante e3 presidente del consiglio di amministrazione dell’azienda, condannata a un anno con pena sospesa, Massimo Franzoni, ex direttore generale, pure lui condannato a un anno e Dante Spagnoli, anch’egli in qualità di direttore generale nonché responsabile del reparto confezionamento latticini, condannato a dieci mesi. Mandati tutti assolti invece per le restanti fattispecie di reato a loro ascritte.
Una vicenda che aveva visto tra i coinvolti a vario titolo dirigenti dell’azienda di Bagnolo San Vito (ora ceduta ad altro gruppo industriale estraneo alla vicenda), alcuni dei quali con cariche apicali anche alla Colori Freddi San Giorgio, liberi professionisti e consulenti esterni. Parti civili costituite il Parco del Mincio, il Comune di Bagnolo San Vito nonché la stessa società Bustaffa. Tre i filoni d’indagine principali, scaturiti nel 2018 dagli accertamenti dei carabinieri del Nucleo investigativo di Mantova: frode alimentare e prodotti industriali con segni mendaci in relazione a prodotti lattiero caseari, oltre ad altri delitti di frodi alimentari e reati in materia ambientale, poi confluiti nel filone della corruzione. In particolare al centro di tale contestazione vi sarebbe stata una questione afferente un depuratore dello stabilimento Bustaffa a fronte di casi di inquinamento segnalati nell’attiguo canale Gherardo.
C’era poi il capitolo dei delitti contro la pubblica amministrazione tra cui il traffico di influenze illecite. In particolare a porre l’attenzione degli inquirenti sulla Bustaffa, era stato un esposto per truffa sui quantitativi di latte registrati, presentato nel giugno del 2018 dal responsabile societario del controllo qualità a carico di Dante Spagnoli. Ipotesi questa, stralciata infine dal novero del dispositivo e per la quale il pubblico ministero Silvia Bertuzzi aveva chiesto a suo carico ulteriori 2 anni di reclusione oltre ai due anni e quattro mesi proposti per la sola frode così come per gli altri due imputati condannati.