Quote societarie a prestanome, nuove accuse per Belfanti

MANTOVA Trasferimento fraudolento di valori. Questa l’ipotesi di reato, disciplinata dall’articolo 512 bis del codice penale, costata a Piervittorio Belfanti l’ennesimo rinvio a giudizio.
A deciderlo, ieri all’esito dell’udienza preliminare, il gup Arianna Busato che ha altresì fissato l’apertura del processo, innanzi al collegio dei giudici, per il prossimo 9 settembre. Una vicenda, quella ascritta all’ex imprenditore virgiliano, da quasi due anni detenuto nel carcere milanese di Opera per un cumulo di pregresse pene divenute definitive, afferente stavolta la presunta cessione fittizia di quote societarie della Immobiliare Morelli sas. Nello specifico, stando alla tesi inquirente, benché avendone in realtà la piena titolarità avrebbe trasferito tale partecipazione a prestanome al solo fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e quindi risultare inattaccabile a qualsiasi richiesta di denaro da parte del fisco. Un modus operandi, sempre in via presuntiva, del tutto aderente a quanto già contestato all’imputato in passato e invece relativo, in detto ultimo caso di specie, al biennio 2015-2016.
Una società la Morelli, già finita sotto la lente della Guardia di Finanza che aveva eseguito complessi accertamenti economico finanziari riscontrando, nel periodo 2002-2017, una netta sproporzione tra redditi dichiarati rispetto ai beni posseduti. La Procura di Brescia a quel punto aveva proposto il sequestro dei beni per sette milioni di euro. Decisione questa poi annullata in via definitiva dalla Cassazione.