MANTOVA È conto alla rovescia per la raccolta del riso in provincia di Mantova, dove si coltivano circa 1.300 ettari tra Vialone Nano e Carnaroli, su un totale di oltre 221.000 ettari in Italia, prevalentemente concentrati al Nord e in crescita di circa il 2%, stima Coldiretti Mantova, rispetto alla stagione precedente.
“Abbiamo appena iniziato la trebbiatura e per avere un quadro più preciso dobbiamo attendere qualche giorno – afferma Andrea Casarotti, 30 ettari coltivati a riso a Canedole, tra Vialone Nano e Carnaroli -. Siamo tra i primi, perché molti hanno seminato tardi e il prodotto non è ancora maturo”.
La stagione è stata caratterizza da forti ritardi causati dal maltempo di maggio, che ha difatti rallentato le semine, facendole slittare anche di tre o quattro settimane. “Inizieremo la trebbiatura la settimana prossima – afferma Francesco Parise di Porto Mantovano – e la qualità del prodotto si presenta buona, anche se rimane l’incognita delle quantità”.
A parte il clima pazzo di maggio, che ha costretto a posticipare le semine, nel corso della stagione non si sono verificati nelle zone di coltivazione del riso eventi calamitosi o casi gravi di maltempo. Tuttavia, l’estate è stata molto calda, con escursioni termiche fra giorno e notte contenute.
Nicola Valli, risicoltore di Barbassolo, parla di “andamento stagionale assurdo, che ha portato ad avere ritardi di un paio di settimane anche sulla raccolta, che per noi partirà almeno i primi di ottobre”.
Fra le incognite, due in particolare preoccupano il settore: i prezzi e l’accordo di libero scambio fra Unione europea e Paesi del Mercosur. “Per il Carnaroli le quotazioni si aggirano sui 420 euro alla tonnellata, mentre per il Vialone Nano siamo sui 450-480 euro – rileva Casarotti -. Per avere una remunerazione appena soddisfacente dovremmo arrivare almeno a 600 euro”.
Altri rischi per i risicoltori mantovani arrivano dall’intesa siglata da Ue e alcuni Paesi del Sudamerica (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay). L’accordo prevede la possibilità progressivamente di esportare ogni anno 60mila tonnellate a dazio zero in Europa. “Non possiamo correre il rischio di affossare una coltura che ha tradizioni centenarie sul territorio mantovano – spiega Paolo Carra, presidente di Coldiretti Mantova -. Servono regole chiare, etichettatura che certifichi l’origine e regole comuni per la coltivazione”.