MANTOVA «Quando l’effetto spot finisce, la realtà ti presenta il conto». Così il candidato sindaco del centrodestra Stefano Rossi nel commentare il crollo di Mantova, dal 19° al 48° posto, tra le 107 provincie d’Italia nella classifica generale della qualità della vita pubblicata ieri dal Sole 24 Ore. Delle sei categorie prese in esame, particolarmente allarmante la 66esima posizione in “Ambiente e servizi”, la 64esima in “Affari e lavoro” e la 63esima in “Cultura e tempo libero”. Addirittura da bollino rosso la 102esima posizione del tasso di iscrizione netto nel registro delle imprese, che valuta le imprese iscritte meno le imprese cessate sul totale delle imprese registrate nell’anno precedente. Molto male anche la 92esima posizione della copertura della banda larga e la 100esima posizione dell’imprenditoria giovanile. «Tutti dati che testimoniano come il lavoro sia di fatto il problema numero uno per i mantovani – dichiara Rossi – Ed è evidente che senza il lavoro una società è destinata ad un declino inesorabile. Del resto sono dati che rispecchiano la situazione reale che viviamo ogni giorno. È altrettanto evidente che, in questo contesto, risulta importante la gestione, da parte dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Palazzi, dell’impresa chi si propone di investire cifre ingenti nel nostro territorio». Nella sua disamina Rossi punta il dito anche sul continuo ritardo nella realizzazione delle infrastrutture di cui il territorio mantovano necessita da anni, concausa del crollo di Mantova nelle classifiche nazionali. «Nodi cruciali sono senz’altro l’autostrada Mantova-Cremona, il raddoppio della linea ferroviaria Mantova-Milano, lo sviluppo del trasporto fluviale del nostro porto – prosegue -. Altra opera improrogabile è la metropolitana di superficie Mantova-Verona, sotto i riflettori nel tavolo di lavoro Verona-Villafranca, in cui inspiegabilmente la nostra amministrazione comunale era assente ingiustificata, nonostante fosse stata chiesta la propria presenza». Il candidato si sofferma sulla 93esima posizione per densità di posti letto nelle strutture ricettive, che testimonia quanto ci sia ancora da lavorare per arrivare a dire che Mantova e la sua provincia possano recitare un ruolo importante nel turismo organizzato, quello a cui guardano i grandi tour operator. «I numeri, come è noto, non mentono mai, sono da prendere in esame per compiere quelle azioni che devono portare ad una scossa significativa, che rappresenti il cambio di passo epocale di cui capoluogo in primis necessita – fa notare -. Mantova ha estremamente bisogno di un cambiamento radicale, Dopo cinque anni di totale assenza nell’azione di governo di tematiche quali il lavoro e le infrastrutture, che pesano come macigni nella valutazione complessiva di questa amministrazione di sinistra, Mantova ha bisogno di un cambiamento radicale. Non basta dedicarsi, quasi esclusivamente come ha fatto l’attuale sindaco, alla realizzazione di opere di ordinaria manutenzione o a eventi, appunto, da spot». Rossi, quindi, cita quelli che non esita a definire «clamorosi scivoloni che hanno fatto spendere molti dei contribuenti». «Pensiamo ad Ocno, ai cannocchiali finti sul lungolago, ai 3 milioni spesi per la Torre della Gabbia o ai 400mila euro per fare un parcheggio nel parcheggio esistente, in luogo dell’ex palazzetto dello sport». Durissimo anche il giudizio sui cantieri aperti: «Mal gestiti al punto da bloccare attività commerciali e viabilità per molti mesi, creando ingenti danni economici, come per la ciclabile del cavalcavia o la tragicomica “Pradella si fa bella”».
Matteo Vincenzi