Strage del 2 agosto, Allegretti: Pci e Msi, due anomalie italiane

Mantova La strage del 2 agosto 1980 ha suscitato le rimostranze di Fratelli d’Italia che hanno replicato alle parole del presidente del consiglio comunale Massimo Allegretti. Il quale a sua volta prende posizione.
«Mi sia consentito precisare pochi ma elementari concetti. Innanzitutto, non è mia intenzione distribuire patenti di democrazia a chicchessia, né di chiedere abiure. La mia riflessione partiva da una dichiarazione del ministro Bernini che considero grave e impropria, “non avete onorato le vittime” riferita alla Cerimonia del 2 Agosto scorso, alla quale ho partecipato. Non penso e non ho mai scritto che esista un filo diretto tra il vecchio Msi e la mano degli attentatori. Anzi, dirò di più, ritengo che il termine “fascista” per la strage di Bologna sia un termine riduttivo. La strage, come tutta la strategia della tensione, è concepita da quelle che oggi si è soliti chiamare “menti raffinatissime” e che stanno ben al di sopra del terrorismo neofascista».
Per quanto riguarda l’accusa di perpetuare l’odio ideologico, «vi lascio a quanto detto dal senatore Pellegrino, presidente della commissione bicamerale sulle Stragi dal 1996 al 2001, laddove afferma che la nostra anormalità era data dalla presenza di un Pci con un fortissimo radicamento popolare, il quale contribuì a dare all’Italia una delle costituzioni più democratiche dell’occidente nella logica della guerra fredda. Dall’altra parte un partito di destra, il Msi, fuori dal patto costituzionale, non volendosi riconoscere in esso, che diventa in nome dell’anticomunismo un alleato dello Stato assieme ai gruppi della Destra eversiva. Questa fu l’anomalia italiana. Personalmente, ritengo che il nostro Paese non abbia una memoria nazionale pienamente condivisa, e ancora troppi sono soliti insistere sulle fratture della nostra storia per preservare la propria identità. Ritengo che una classe dirigente seria abbia il dovere di stimolare un processo di consapevolezza comune e non credo che la storia del nostro Paese, spesso tragica, possa essere terreno di scontro, ma solo di un confronto che potrà essere amaro, anche drammatico, ma aperto, per giungere finalmente a una memoria condivisa e, quindi, ad una democrazia pienamente compiuta».