MANTOVA Altro arresto di un pakistano, accusato di plurime cessioni di droga. È lo sviluppo dell’indagine su quel «fiume di eroina», come l’hanno definita gli inquirenti, riconducibile a un sodalizio di pakistani, attivi tra Mantovano e Reggiano. Una nuova ordinanza di custodia cautelare – in realtà sono tre i destinatari, ma uno è risultato irreperibile e il secondo già detenuto – ha portato all’arresto per detenzione e spaccio di sostanza stupefacente di Jehangir Ahmed, 25 anni, pakistano prelevato dalla Squadra Mobile giovedì mattina nel suo alloggio di Campegine. L’uomo, con regolare permesso di soggiorno, secondo gli inquirenti era a capo di una serie di “galoppini” che rifornivano di eroina e hascisc i tossicodipendenti della zona. La complessa indagine, eseguita dalla Squadra Mobile di Reggio Emilia, ha preso avvio il 5 novembre 2018, quando all’aeroporto di Malpensa a Milano, l’unità cinofila aveva “fiutato” e scoperto un carico di 18 chili e mezzo di eroina, valore 300mila euro. L’eroina, pressata e ridotta a una pellicola in due grosse valigie imbarcate da un 26enne pakistano, residente a Brescello, che tornava da Islamabad, era stata incollata all’interno delle valigie, come un’imbottitura. A quel punto è scattata l’indagine tra la comunità pakistana per risalire dal corriere al mandante. Gli approfondimenti della Polizia però sono continuati e l’inchiesta si è allargata a macchia d’olio, tanto che ad inizio aprile sono stati arrestati altri pakistani, attivi sempre tra Reggio Emilia e Mantova.