MANTOVA Il premio Arlecchino d’Oro festeggia i suoi vent’anni di vita, omaggiando l’arte e la grandezza di Ennio Morricone, a Palazzo Te la sera del 28 giugno per uno degli ultimi spettacoli della sua carriera, come da lui stesso annunciato. Un appuntamento in grado di unire l’anniversario di un premio storico mantovano, attribuito ogni anno a un artista italiano o straniero che abbia saputo valorizzare le caratteristiche della mitica maschera, coronamento di un successo che dura da più di mezzo secolo.
Il sindaco Mattia Palazzi e il presidente della fondazione “Umberto Artioli”, Francesco Ghisi, premieranno il maestro romano per eccellenza che, «con ingegno prolifico e multiforme, si è avvalso in campo musicale di tecniche versatili, riuscendo ad affiancare l’attività di compositore a quella di musicista, direttore d’orchestra e arrangiatore»: tale la motivazione del conferimento.
A detta della fondazione, la passione di Morricone «per il genere della musica d’avanguardia e l’interesse per la ricerca di nuovi metodi d’improvvisazione hanno reso la sua poetica artistica affine alla “commedia dell’arte”. «Le sue tipizzazioni musicali in ambito cinematografico – si legge in una nota – hanno ottenuto riconoscimenti di rilievo mondiale, permettendogli fruttuose collaborazioni con i più grandi registi del cinema. Non vanno poi dimenticati gli arrangiamenti che hanno contribuito a formare un vero e proprio stile musicale di indimenticabili colonne sonore come quelle di Per un pugno di dollari, di The Mission, de Gli Intoccabili e di C’era una volta in America che rimangono pietre miliari della storia della musica internazionale».
Vale la pena ricordare, in questo contesto, anche la struggente malinconia del brano L’ultimo Arlecchino, leitmotiv del film Divina creatura di Patroni Griffi del 1975, che sottolinea efficacemente il carattere opportunista e senza dignità del protagonista, un tratto distintivo, tra i tanti altri, della celebre maschera a cui si intitola il premio della Fondazione Artioli.