Bollani seduce Palazzo Te con un concerto “variopinto”

foto riccardo trudi diotallevi

MANTOVA Gioco e improvvisazione. È “Piano solo” lo spettacolo portato in scena da Stefano Bollani, pianista e compositore, che ha chiuso la rassegna Mantova Summer Festival nell’esedra di Palazzo Te. Volto noto della tv grazie alla trasmissione “Via dei Matti numero zero” che lo vede protagonista insieme alla compagna di vita e di lavoro Valentina Cenni, Bollani ha incantato il pubblico mantovano.
Un viaggio tra le composizioni firmate dall’artista milanese e il jazz, tra ritmi brasiliani e pop fino all’inesauribile repertorio italiano. Con Bollani non c’è una scaletta predefinita. Tutto nasce dall’ispirazione dell’artista con l’improvvisazione che diventa un ingrediente fondamentale insieme a una naturale ironia e una sagace dialettica narrativa.
Un “one man show” di tutto rispetto con Bollani che si è presentato interamente vestito di bianco, si è seduto al piano posizionato al centro del palcoscenico e ha iniziato la sua esibizione. “Quando c’è silenzio” e “All’inizio”, i due brani di apertura, entrambi presenti nel suo ultimo disco, Blooming. Poi un omaggio a Bob Dylan e ancora altri due brani tratti da Blooming, “Argentata”, titolo che richiama la musica popolare argentina, ed “Essere Oro”, nato per un cortometraggio, il primo scritto da Valentina Cenni che narra la storia di una bambina che attraversa un periodo difficile. Poi un nuovo omaggio, questa volta a un compositore italiano, Nino Rota, famoso per le celebri colonne sonore realizzate, tra gli altri, anche per registi del calibro di Luchino Visconti e Federico Fellini. Bollani ha interpretato un brano tratto da “Otto e mezzo”, pellicola felliniana del 1963.
Dal Brasile con “Sem Compromisso”, canzone di Geraldo Pereira, a “Quella cosa in Lombardia”, scritta da Franco Fortini con la musica di Fiorenzo Carpi, autore della colonna sonora anche di “Pinocchio”, e scritta per Laura Betti, cantata pure da Enzo Jannacci, il passo è breve. Si torna così ancora al 1963, “un’epoca in cui le canzoni dicevano qualcosa”. Poi un brano autobiografico, “Ho perduto il mio pappagallino”, e la colonna sonora che ha portato Bollani a vincere l’ultimo premio Donatello, quella per il film “Il pataffio” di Francesco Lagi, tratto da un romanzo di Luigi Malerba, ambientato in un medioevo immaginario. Un repertorio “variopinto”, come Bollani stesso lo definisce, che ha animato la serata nei giardini del Te.

Tiziana Pikler