Mantova, terra di farmacisti: nel 1558 nacque la quarta farmacopea al mondo

MANTOVA Ad oggi sono circa 171 le farmacie e parafarmacie presenti nel territorio virgiliano (una ogni 2.385 abitanti) e Mantova è terra di lunga e solida tradizione farmaceutica, fin dai tempi rinascimentali. A Mantova, infatti, nel 1558 nasce la quarta farmacopea al mondo, dopo quelle di Firenze (1490), Barcellona e Norimberga. A darne notizia nel libro “Antidotario mantovano. Una farmacopea alla corte dei Gonzaga (1558)”, è il farmacista e botanico mantovano Emilio Guidotti, assieme al medico e studioso Alberto Zanoni.
“Per farmacopea – si legge nell’introduzione – s’intende oggi un testo ufficiale contenente un repertorio di sostanze medicinali siano esse minerali, vegetali, animali, chimiche o biologiche corredato dalla descrizione di tutte le loro qualità, dei relativi saggi di purezza e d’identificazione. A questo seguono generalmente un formulario e una serie di norme che riguardano la conservazione, la buona preparazione, la dispensazione, la strumentazione di laboratorio, i dosaggi massimi prescrivibili, le sostanze velenose e l’obbligo di detenere alcuni farmaci ritenuti indispensabili”. Un testo paragonabile ad una legge necessaria per la tutela della salute pubblica. E perché nascono le farmacopee? “Con questi testi – spiega Emilio Guidotti – lo Stato interveniva a titolo di garanzia. I libri di medicina diffusi all’epoca potevano anche costituire un pericolo, in quanto non c’era un controllo sui loro contenuti. Guglielmo Gonzaga concesse al Collegio dei medici la facoltà di dare vita a un documento con forza di legge. I farmacisti dovevano quindi seguire fedelmente le indicazioni fornite per produrre le preparazioni. Si pongono così le basi per istituzionalizzare quello che era una specie di sindacato, il Collegio dei medici appunto”. “Sono orgoglioso di questo primato mantovano – conclude Guidotti – i nostri antenati hanno dimostrato un carico di responsabilità. Accanto alle farmacie c’erano i ciarlatani che potevano vendere nei mercati i loro rimedi, magnificandoli. Il farmacista riceveva invece una concessione governativa, il cosiddetto privilegium farmaciae, che lo sottoponeva a un controllo. Con l’antidotario è stato messo ordine a una situazione caotica”.
Antonia B.Baroni