CANNETO SULL’OGLIO La Compagnia dell’Imprevisto dell’Oratorio parrocchiale ha presentato con grande successo nella chiesa del Carmine la nuova rappresentazione teatrale “La Peste e la Vita”, drammaturgia di Luca Bina liberamente ispirata al romanzo “La peste” di Albert Camus. Scritto da Camus secondo una dimensione corale e con una scrittura che sfiora e supera la confessione, “La peste” è un romanzo attuale e vivo, una metafora in cui il presente continua a riconoscersi. La drammaturgia riferisce di una immaginaria pestilenza scoppiata ad Orano, in Algeria, nel 1947 tra aprile e dicembre. Il racconto della tragica epidemia passa attraverso lo sguardo di un medico, protagonista della vicenda, il dott. Rieux. Sono passati decenni dalla tragica primavera che ha visto Orano messa in ginocchio dalla malattia; Rieux ricorda. Un giorno, nella cittadina della costa mediterranea dell’Africa, la peste ha preso ad espandersi irrefrenabile, i morti hanno cominciato a moltiplicarsi giorno per giorno, la città è rimasta isolata dal resto del mondo e in questa situazione la vita ha continuato a trascinarsi alla meglio. Nell’Orano appestata c’è chi cerca di distrarsi e di stordirsi, c’è chi è immobilizzato dalla paura, c’è perfino chi approfitta della situazione per arricchirsi, e c’è anche chi si sforza coraggiosamente di lottare: in primis il dott. Rieux e l’amico di questi, Tarrou. A poco a poco la morsa del morbo comincia ad allentarsi: l’epidemia cessa, la città torna libera e i suoi abitanti si abbandonano di nuovo al sonno dell’incoscienza, al perpetuo valzer della vita. Ma Rieux invita noi tutti a rimanere vigili, perché il bacillo della peste non muore mai.
Paolo Zordan