Mantova Con un’eccellente interpretazione della Grande Messa in do minore K 427 di W. A. Mozart (1756-1791) si è concluso, giovedì sera, il ciclo di eventi celebrativi dei quarant’anni di fondazione e attività artistica del Coro da Camera Ricercare Ensemble. Concerto illuminato dalla straordinaria forza evocativa e dalla sublime bellezza dell’opera di Mozart a cui ha corrisposto l’entusiastica accoglienza del pubblico che ha gremito al limite della capienza la Basilica di Santa Barbara. Un meritato successo per l’evento e i protagonisti, premiato da tanto sentita partecipazione a riprova evidente della stima che la formazione guidata dal maestro Romano Adami si è conquistata nel tempo. Una bella conferma con questa trentasettesima edizione Concerti di Natale realizzata nel solco della tradizionale esplorazione di repertori corali di straordinario valore artistico. E così è avvenuto, per l’occasione con la proposta della spettacolare complessità del capolavoro risalente al 1783, rimasto incompiuto, in cui Mozart riesce a combinare la solida tradizione polifonica tedesca con il gusto concertante. Un gioiello di ispirata valorizzazione delle parti vocali e del loro dinamico rapporto con l’orchestra che si sviluppa attraverso un incalzare di espressività opposte e contrastanti, dal solenne al drammatico, dalla dolce soavità alla gioia esplosiva: una splendida rappresentazione dei sentimenti umani nel perfetto spirito mozartiano, in prezioso equilibrio tra rigore formale e ispirata libertà inventiva. Tratti e suggestioni emersi in tutto il loro fascino grazie alla pregevole solidità interpretativa dei protagonisti, coordinati dalla vibrante direzione di Umberto Benedetti Michelangeli, efficace nella definizione del fraseggio e dei ruoli, intimamente aderente al temperamento emotivo dell’opera. Compatta, espressiva e accurata nello sviluppo polifonico la partecipazione del Coro Ricercare Ensemble. Altrettanto encomiabili il risalto strumentale dell’Orchestra Accademia degli Invaghiti e l’apporto dei cantanti solisti. In evidenza la tessitura vocale delle soprano Giulia Bolcato e Paola Gardina, mentre incisivi e ben delineati si sono rivelati gli interventi di Leonardo Cortellazzi, tenore, e Mauro Borgioni, basso. Culmine di sensibile emotività, la raffinata interpretazione dell‘aria “Et incarnatus”, capolavoro di sublime dolcezza, con Giulia Bolcato affiancata, in primo piano, da flauto, oboe e fagotto.
Chiusura vibrante con l’energico, solare impatto della ripresa della fuga dell’Osanna, salutata dai calorosissimi applausi del pubblico, ulteriormente riconoscente per l’etereo incanto del Cantique de Jean Racine per coro e archi di G. Fauré, graditissimo fuori programma.