MANTOVA Va bene il Festival, vanno bene gli incontri con gli autori, vanno bene gli intellettuali, vanno bene i momenti di riflessione, vanno benissimo anche le lezioni all’aria aperta… ma volete mettere una bella risata? Sana, gutturale, di quelle che vengono dal profondo. Una bella risata e, soprattutto, una risata intelligente. Ecco, tutto questo è accaduto ieri sera in Piazza Castello. Che sarebbe stato un appuntamento da non perdere era evidente solo guardando la fila di persone che attendevano l’ingresso (soltanto l’incontro con Raffaele Cantone qualche anno fa formò una coda più lunga). Ma, per i profani che non sapevano cosa aspettarsi (compreso chi scrive), è stata una serata da incorniciare. Ad aprire le danze Marco Presta, che con quel sue irresistibile accento romano ci ha messo mezza frazione di secondo per conquistare la folla. Presta, navigato showman, ha saputo interpretare al meglio il ruolo di conduttore e spalla per altri due pezzi da novanta come Giancarlo Ratti e Paola Minaccioni, caratteristi, attori e imitatori capaci di stimolare l’ilarità generale con un accento o un gesto; tanto per restare in tema capitolino, me cojoni direbbero a Roma (e scusate il latinismo lievemente fuoriluogo per un quotidiano). A corollario di tutto ciò Max Paiella alla chitarra e Attilio Di Giovanni alle tastiere. La forza trainante di questo spettacolo è stata l’intelligenza. Ma come, hai detto qualche riga fa che c’è stato da ridere! Perchè si ride solo con l’ignoranza? Presta e soci hanno imbastito uno spettacolo fatto di giochi di parole e gag ben studiate, un varietà che strizza l’occhio tanto alla comicità quanto alla commedia dell’arte, pungente al punto giusto e senza mai scadere nel banale o, ancora peggio, nel volgare. Ed è proprio in questa commistione, in questo melting pot artistico de noantri che il gioco riesce alla perfezione, a tratti riuscendo addirittura ad emozionare. E allora possiamo liberamente dirlo: il Festivaletteratura val ben una risata. (bonfed)