MANTOVA – Un racconto confuso, fatto tra le lacrime, quelle che la mediatrice culturale seduta accanto a lui non poteva tradurre, ma che hanno convinto i giudici ad accogliere la richiesta dell’avvocato Filippo Moreschi riguardo alla nomina di un consulente tecnico del tribunale che dovrà eseguire una perizia psichiatrica su Boujemaa Ajdaa, 53enne marocchino attualmente in carcere, che sta affrontando il processo per il tentato omicidio del nipote. Il fatto era avvenuto a Rivarolo Mantovano il primo dicembre di un anno fa. Dalla ricostruzione fatta dagli inquirenti, confermata anche dal racconto della vittima dell’aggressione, parte civile al processo con l’avvocato Chiara Sabbadini, il 53enne si sarebbe scagliato contro il nipote in preda a una sorta di raptus. ferendolo con un coltello per poi inseguirlo per strada. Il giovane si era rifugiato in un cantiere. A dare l’allarme erano stati gli operai che lo avevano visto tutto insanguinato. Durante la scorsa udienza il giovane aveva detto di avere trascorso la serata precedente con lo zio e che non c’era stata alcuna discussione. Stessa versione dei fatti resa ieri dall’imputato sebbene in maniera molto confusa. «Volevo tornare in Marocco ma avevo fatto un errore con i biglietti. Ho chiesto a mio nipote di portarmi a cambiarli, lui mi ha detto di no, ma non abbiamo litigato. Perché sono qui – ha detto rispondendo a domanda del suo avvocato -? Perché ho picchiato Adil (il nipote, ndr). Non so perché. Mi sono ricordato dopo che lo avevo colpito con un coltello. Volevo solo un biglietto dell’aereo per tornare a casa», Prima è stata sentita una psicologa perito della difesa che ha detto che il 53enne ha un deficit mentale ed è paranoide. I giudici del collegio hanno nominato come consulente la psichiatra Matilde Forghieri che dovrà stabilire se il 53enne era in grado di intendere e volere al momento del fatto. L’incarico sarà conferito il prossimo 23 dicembre