ROVERBELLA Vent’anni di botte e soprusi. Vent’anni di silenzio, senza dire una parola. Nemmeno ai medici del pronto soccorso che diverse volte l’hanno visitata, medicata, assistita nel corso del tempo. Fino alla settimana scorsa, quando la donna ha deciso di dare una svolta alla vicenda raccontando tutto alle forze dell’ordine. Nella fattispecie, alla polizia locale di Roverbella che, con rapide indagini, è arrivata a denunciare l’uomo per violenza domestica. Ora tutti gli incartamenti sono in Procura in attesa delle decisioni dei magistrati mantovani.
Protagonisti della vicenda una donna, che fa lavori saltuari, e il suo ex marito, camionista, entrambi stranieri e sulla cinquantina, con due figli ancora minorenni – nei confronti dei quali l’uomo non avrebbe mai avuto comportamenti violenti o sopraffanti, ma che avrebbero assistito a episodi poco edificanti.
Donna e uomo sono separati ormai da un paio di anni ed entrambi residenti a Roverbella – salvo il fatto che l’uomo, dopo l’avvio delle indagini della polizia locale, nei giorni scorsi abbia cambiato residenza e si sia trasferito in Piemonte a casa di alcuni parenti.
Sta di fatto che lo scorso 12 ottobre, a metà mattina, alla polizia locale arriva la chiamata, girata dal 112. È la donna che chiede aiuto dopo l’ennesimo episodio. Portata in pronto soccorso, le viene assegnata una prognosi di una settimana per uno schiaffo e una contusione al dito. Le botte, come raccontato dalla donna, le erano appena state inferte dall’ex marito, per qualche ragione era passato dall’abitazione dove la signora vive ancora con i figli. Tra i due era iniziata una discussione poi degenerata, probabilmente anche in virtù dell’alcol che l’uomo non disdegnerebbe di assumere.
Ma, dalle indagini e dalle testimonianze raccolte dalla polizia locale in breve tempo, è emerso come la donna subisse botte e angherie da una ventina d’anni – con tanto di visite al pronto soccorso, come nel caso in cui un pugno la ferì ad un occhio nel 2018 – e come solamente la scorsa settimana abbia deciso chiamare le forze dell’ordine. Ora la palla è in mano alla Procura. Allertati anche i servizi sociali e le reti di protezione attive in tali casi.