Cremona Circuit, quei 4 chilometri di pista per fare sfrecciare il grande mondiale superbike

Il circuito di San Martino del Lago

Il ring di San Martino del Lago promosso per il circus del 2024
Tanti progetti per favorire con lo sport anche il nostro territorio

SAN MARTINO DEL LAGO  (Cremona) –San Martino del Lago è un toponimo cremonese che quasi sembrerebbe evocare le imprese cavalleresche narrate nei poemi medievali del ciclo bretone arturiano, ma che pure – al di là delle legittime fascinazioni letterarie – altrettanto esibisce qualcosa di eroico e temerario in forza delle sue strisce d’asfalto. Parliamo di un piccolo comune a pochi chilometri dal capoluogo del Torrazzo, e a pochissimi pure dal confine mantovano. Qui dal 2012 trova sede il “Cremona Circuit”, stella polare del motociclismo agonistico e amatoriale lombardo, secondo solo allo storico tracciato “nuvolariano” di Monza. Parliamo insomma del circuito oggi intitolato ad Angelo Bergamonti, compianta gloria nazionale delle due ruote e genius loci di Gussola ove l’intrepido centauro era nato nel 1939. Sì, proprio il “Berga” che tanto appassionò il mondo dei motori negli anni ’60 duettando con “Ago” in sella alle trionfali Mv del conte Agusta.
In questi giorni il poco più che bilustre circuito cremonese ha ricevuto un riconoscimento internazionale, tanto insperato quanto invero atteso: parliamo dell’accordo quinquennale con la Dorna Wsbk Organization stipulato a fine ottobre per l’omologazione necessaria a fare del “Bergamonti” una sede di gara nel mondiale Superbike; uno status, questo, che avrà decorrenza già a partire dal prossimo calendario motoristico 2024. Quale migliore occasione per discuterne con il suo direttore e amministratore unico Alessandro Canevarolo? Direttore, francamente, se lo aspettava di portare a casa questo risultato che proietta il circuito cremonese nel grande “circus” Sbk?
«Diciamo che siamo stati bravi a portare a casa l’evento, ma il lavoro è appena iniziato e non finisce qui. Ora bisogna fare tutto quel che c’è da fare, e farlo per bene».
Perché, cosa c’è da fare?
«Beh, essendo la prima volta che ci troviamo calati in un campionato del mondo, ci sono alcuni interventi da realizzare. Per esempio, bisogna pensare di far stare bene le persone che verranno, più tante altre cose necessarie per fare sì che l’evento si realizzi al meglio. Certamente, ci hanno dato questa opportunità perché hanno visto che le potenzialità ci sono tutte».
Dunque, avrete da lavorare per predisporre la pista alle gare del mondiale Sbk?
«Sicuramente. All’interno della struttura intanto dobbiamo predisporre i posti a sedere, dato che ad oggi essa non è pronta per ospitare oltre 20mila persone. Occorreranno tribune nuove, ma pure accessi nuovi. Ci è stata chiesta anche la modifica della pista nelle ultime tre curve che allungheranno un po’ il tracciato, ma nel complesso è poca roba, e contiamo che entro settembre dell’anno prossimo tutto sarà realizzato».
E il territorio è preparato per offrire tanta capacità ricettiva?
«Beh, non è che in altri posti si trovino sempre alberghi tanto vicini alla pista. Noi comunque siamo a 20 km da Cremona, a 25 da Parma e poco più anche da Mantova. Vero è che vicino all’autodromo ci sono solo i posti giusti per gli “addetti ai lavori”, ma a Monza, per esempio, si trova la stessa situazione, e così pure all’estero. Sono un po’ più fortunati a Misano, dato che là si trovano giusto nel centro della costellazione alberghiera romagnola; ma fino a un certo punto però: già a settembre, quando si tengono i grandi eventi mondiali, molti alberghi sono ormai chiusi».
Se non siamo indiscreti, qual è il break even che vi aspettate?
«Ci aspettiamo 60mila persone con la Superbike nei tre giorni».
La Superbike è già un ottimo risultato, ma non fate un pensierino anche alla MotoGp?
«No, quella è stata la boutade di un pilota che ha detto: “Oggi arriva la Superbike, domani la MotoGp”, ma questo non rientra nei nostri piani. Una serie di coincidenze ha invero anticipato i nostri tempi, ma ad oggi è ben lontano il discorso del Motomondiale».
Però avete dei big che vengono a provare al “Bergamonti”?
«Ogni anno abbiamo molti piloti che vengono a testare da noi. Già adesso sono venuti Vinales, Salvadori, Pirro, Axel Bassani, Oncu, Locatelli, Mantovani, e tutti quelli del campionato italiano. Tempo fa anche Capirossi… Poi sono venuti altri big del più o meno recente passato, da Montoya a Patrese, da Häkkinen a Fittipaldi; magari vengono solo per portare i figli a correre con i kart. Pure Jorge Lorenzo è venuto a provare con le auto».
Per quelli di una certa età Angelo Bergamonti è molto significativo, ma molti oggi non lo ricordano più in molti. Come mai avete pensato proprio a lui per dedicare il circuito?
«Il pensiero ci è nato nel 2016, anche perché lui era di Gussola. La sua morte alla Temporada di Riccione ha segnato la fine delle gare sui circuiti cittadini in Italia. Gussola è a soli 3 chilometri da qui. Io ho conosciuto personalmente la sua famiglia e abbiamo pensato di fare una cosa bella intitolandogli la pista: è stato un pilota del territorio arrivato da solo a mettersi in luce nel campionato del mondo, e pertanto rispecchia il nostro Dna».
Per solito si intende che il Dna motociclistico appartenga più alla Romagna…
«Sfatiamo questo mito. Se guardiamo il numero di utenti sulle due ruote, il primato spetta alla Lombardia. Che poi ci sia anche una tradizione romagnola, è vero, e basta menzionare gli autodromi storici di Imola e Misano. In Lombardia prima avevamo solo Monza, e di fatto la maggior parte dei nostri clienti è lombarda. Ma mettiamo pure in conto che confiniamo anche con l’Emilia, che è a soli tre chilometri dal Po».
Lei, che è veneto di nascita ed è un addetto ai lavori, può dirci perché non si è fatto il circuito veronese a ridosso della provincia di Mantova?
«Perché lo abbiamo fatto prima noi… Battute a parte, quello era un progetto molto ambizioso, ma è andato a morire. Per quel che so io, sono già stati addirittura resi i terreni».
Degli enti locali mantovani, qui a Cremona si è mai fatto vivo qualcuno? Non hanno mai posto riserve, come hanno fatto con l’ipotesi del circuito in Veneto?
«No, direi che i mantovani sono “non pervenuti”. Noi con Cremona non abbiamo avuto mai dei problemi. Ma comunque la nostra presenza porta benefici anche nel mantovano. Molta gente viene anche dalla vostra provincia, e Mantova stessa ne trae beneficio. Abbiamo 30mila persone che vengono a girare da noi, e non so se siano anche mantovani, ma immagino di sì».
In massima sintesi, quali porte si stanno spalancando per voi cremonesi e per noi mantovani?
«Direi che questa è una grande opportunità per tutto il territorio, tantopiù che da 10 anni le Superbike non tornavano in Lombardia. Quest’anno avremo anche Iannone che torna a correre, e sarebbe un peccato non venirlo a vedere».

Il piacere della velocità fra 13 curve Un circuito
già omologato per le grandi sfide internazionali

La scheda tecnica del Cremona Circuit “Angelo Bergamonti” ci presenta il tracciato di San Martino del Lago, a una ventina di chilometri da Cremona, come uno dei più completi e molto tecnico sul suolo nazionale e internazionale.
Inaugurata nel 2012, e successivamente modificata, la pista principale ha percorrenza in senso antiorario, e sviluppa una lunghezza di 3.702 metri, vantando un rettilineo di quasi un chilometro di lunghezza: cosa quasi introvabile in Italia in altre strutture simili. Nel dettaglio, si incontrano 13 curve (6 a destra e 7 a sinistra), compresi ampi curvoni veloci che offrono l’opportunità di raggiungere alte velocità, ma sempre con un ottimo grip e con ampie e numerose vie di fuga. Tali condizioni dànno la possibilità di testare al meglio e in piena sicurezza le performance motoristiche, aerodinamiche, di frenata e telaistiche dei mezzi. A latere della pista, anche un tracciato per kart e attrezzati spazi di ristoro completano l’offerta per gli appassionati dei motori e delle famiglie.

 

“Conservare intiera la libertà fin nell’ebbrezza”

Esperienza indimenticabile tra i bolidi a 2 ruote
La testimonianza “in rosa” del racing day Aprilia

Motociclisti si nasce, non lo si diventa, ma se pure debba esserci nelle cose una base vocazionale per dare compimento e altri appagamenti alla nostra indole innata, non trascuriamo i debiti che spesso abbiamo anche verso la sorte. È stata appunto la sorte che ha concesso a me e a mio marito di approdare al “Cremona Circuit” come se fossimo stati due star internazionali della Superbike.
Il debito di riconoscenza invero va soprattutto al Gruppo Piaggio, e alla benevolenza del suo public relation Diego Rancati che ha organizzato il “Racing day Aprilia”, ospitandoci e mettendo a nostra disposizione i propri bolidi di punta: un’arrabbiata Rsv4 per il caro consorte, e la performantissima “Tuono” a me, con tanto di solerti meccanici nel paddock e tutor in pista.
Senza l’ambizione stolta di fare il record sul giro, ma anzi con tutta l’umiltà possibile che invita al rischio calcolato, a distanza di due anni resta il ricordo di un’esperienza indissolubile e inattaccabile dagli acidi del tempo. Sentire frusciare quel po’ di casco che sfugge al cupolino, mentre china in carena ti vedi scorrere sotto le ruote il lungo rettifilo ove superi allegramente i 240 orari, non è cosa che si possa provare tutti i giorni; a maggior ragione se sai che l’unico rischio semmai lo vai correndo verso chi in quel rettifilo ti sorpassa accanto ai 260 o più, ma non certo per gli agguati stradali di telecamere o degli autovelox.
Non c’è bisogno di staccare al limite per divertirsi in pista, né di “pelare” in curva o di piegare sin dove le grippanti mescole pre-riscaldate degli pneumatici lo consentano anche ai pivelli come noi. Fra la postura esasperata di un Marquez e quella compostissima d’antan del mitico Ago, basta tenere la seconda, e percepire che il piacere ti è comunque assicurato.
Niente strusci di saponette sull’asfalto, niente scalate da fuori-giri o fuori-di-testa. In pista, se non vi siano in palio altri allori, è condizione necessaria e sufficiente «conservare intiera la libertà fin nell’ebbrezza», per dirla con il Vate, «e più non dimandare».