CASTEL D’ARIO – “Porto in giro l’allegria, cercando di strappare un sorriso a grandi e piccini». La premessa già in sé è qualcosa di lodevole. Ma il signor Mario Tironi, pensionato residente a Nogara ma originario di Villagrossa di Castel d’Ario, ha avuto il merito di convertire la teoria in pratica. D’altronde cosa c’è di più bello che rendere felici gli altri, per giunta divertendosi? È l’assunto dal quale il protagonista della nostra storia, persona tutt’oggi molto attiva nel volontariato, è partito per quella che negli anni si è trasformata in una vera “mission”. E chi vive nell’Est mantovano e nella Bassa veronese lo ha potuto constatare di persona. Se durante qualche ricorrenza segnata in rosso sul calendario udite in lontananza della musica sparata a tutto volume, non pensate alle prove di un concerto di cui nessuno vi aveva avvisato o al luna park pronto per la sagra del paese. Basterà attendere qualche secondo e vedrete spuntare in lontananza un’Opel Ascona 1200 color arancione – Hemi Orange, per la precisione – con impresso il numero 01 sulle portiere (so che avete capito, ma ci torneremo tra poco) e sormontata da due giganteschi altoparlanti che propongono pezzi degli anni 60 e 70. La curiosità e soprattutto la simpatia che sprigiona il passaggio di Tironi è contagiosa, e quando vede dei bambini a bordo strada insieme ai loro genitori, la carrambata è servita: si ferma e dal lunotto, oppure dal baule, estrae un pupazzo o una bambola da donare ai piccoli. Poi se ne va, riprendendo il giro per le piazze di paesi. Riguardo all’auto, che altro aggiungere se non che anche Tironi fa parte di quella generazione “folgorata” da quell’auto arancione che sfrecciava lungo le campagne americane tra salti ed evoluzioni in barba alla legge. Era il Generale Lee, l’auto, una Dodge Charger del 1969, protagonista della serie televisiva Hazzard, coi cugini Bo e Luke Duke impegnati a scappare da Boss Hogg e dal suo sceriffo Rosco, confinati nell’omonima contea di Hazzard. Sebbene la sua Ascona si faccia similmente ancora rispettare sulle strade padane.
Matteo Vincenzi