MANTOVA Sfiora i cinque milioni di euro la prima stima di Coldiretti Mantova, relativa ai danni causati in agricoltura dalle bombe d’acqua, dagli allagamenti e dalla grandine dei giorni scorsi, che ha sommerso in particolare l’area del Destra Secchia, oltre che per i maggiori costi che le imprese agricole dovranno sopportare.
«Si tratta di un primo bilancio – commenta Lucia Bellini, responsabile dell’Ufficio Tecnico di Coldiretti Mantova – al quale sicuramente dovranno sommarsi i maggiori costi legati all’aumento dei trattamenti fitosanitari necessari per scongiurare la diffusione di ruggini e malattie fungine nei cereali, peronospora nei vigneti e sul pomodoro; ma anche il rischio di una stagione che dovrà fare i conti con una minore qualità delle produzioni o con una minore pezzatura dei prodotti, dal pomodoro alle pere, dalle mele all’uva, dai kiwi ai meloni, cocomeri e zucche».
Inoltre, a causa delle piogge torrenziali degli ultimi mesi, in provincia di Mantova sono ancora da seminare circa un terzo dei campi destinati a mais di primo raccolto, proprio mentre stanno iniziando le semine dei secondi raccolti, in base al monitoraggio di tecnici, uffici di zona e imprenditori agricoli di Coldiretti Mantova sul territorio. In condizioni normali – precisa Coldiretti – in provincia di Mantova le semine del mais di primo raccolto iniziano già nell’ultima decade di marzo. Questo significa che, ad oggi, dove non è stato possibile seminare si è accumulato un ritardo di due mesi sulle tradizionali tempistiche di lavoro. E in parte anche chi ha già seminato si trova ora a fare i conti con la necessità di dover ripetere le operazioni.
Non è tutto. Non sono ancora state effettuate il 20-25% delle semine del riso e oltre il 70% di quelle della soia, con ripercussioni che si potrebbero ripercuotere nel corso dell’intera campagna produttiva. Altro fronte aperto – continua Coldiretti Mantova – riguarda i prati per il fieno: gli sfalci sono in ritardo e la qualità non è sempre delle migliori, una situazione che preoccupa gli allevatori che utilizzano il fieno come alimento per gli animali. Gli agricoltori si trovano in una condizione di incertezza che li costringe a rivedere l’organizzazione aziendale e la normale programmazione colturale, rimanendo in linea con il piano della Pac.