ASOLA Nel mirino della task force un laboratorio tessile “cinese” di Asola dove i Carabinieri hanno trovato otto operai, impegnati nella solita attività di cucitura, stiratura e confezionamento di calze, tutti regolarmente assunti e in possesso di documenti per la permanenza nel territorio nazionale e quindi apparentemente tutto in regola, ma purtroppo non è così.
I militari, dopo aver approfondito gli aspetti per quanto attiene la retribuzione e gli orari di lavoro si sono resi conto che il traguardo della legalità è ancora molto lontano.
Gli operai, tutti ascoltati dai Carabinieri, hanno dichiarato di lavorare 10/12 ore continuate al giorno e di percepire una paga di 2,50 euro all’ora, di molto inferiore a quella prevista dal contratto nazionale di categoria, il che raffigura il reato di sfruttamento del lavoro e Caporalato e di conseguenza l’arresto in flagranza per il titolare dell’attività ed eventuali collaboratori.
Così nel pomeriggio di ieri i Carabinieri delle Stazioni di Asola, Guidizzolo, Gazoldo degli Ippoliti e Marmirolo, in collaborazione con i colleghi del Nucleo CC Ispettorato Lavoro di Mantova, coadiuvati dalla Polizia Locale di Asola hanno proceduto al controllo di un laboratorio tessile operante nel settore del confezionamento di calze. Lo scenario è sempre lo stesso: è l’interno di un laboratorio tessile cinese dove vengono regolarmente sfruttati gli operai con paghe miserevoli e impiegati nelle attività con turni massacranti, 10-12 ore al giorno consecutive.
Il Carabinieri hanno fatto irruzione nel laboratorio verso le 16 di ieri dove erano in attività 8 operai tutti al lavoro con altrettanti macchinari per il taglio, cucito e confezionamento delle calze.
L’attività è risultata intestata a D.M. 46enne e condotta insieme alla moglie e al cognato, XY 40enne, e Y.N. 46enne, tutti di nazionalità cinese e presenti all’atto del controllo.
Per quanto accertato, i militari hanno proceduto all’arresto del titolare e della moglie, ritenuti responsabili, in concorso, dei reati di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro – caporalato”. Nei confronti del cognato si è invece provveduto alla denuncia a piede libero per il medesimo reato, a seguito di sue autonome ammissioni di responsabilità penali per aver, in qualche occasione, provveduto a gestire in prima persona l’attività durante l’assenza del titolare e della moglie.
I militari hanno inoltre proceduto al sequestro dei macchinari e delle calze, per un valore complessivo di circa 100mila euro, oltre ai provvedimenti amministrativi ancora in fase di quantificazione da parte del Nucleo Carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro.
Gli arrestati sono comparsi in mattinata in tribunale per il processo per direttissima che è stato di fatto rinviato al prossimo 19 dicembre. Il giudice ha infatti convalidato l’arresto di entrambi dipsonendo come misura cautelare l’obbligo di firma, dopodiché il loro avvocato ha chiesto e ottenuto i termini a difesa. Il prossimo martedì 19 i due cinesi saranno giudicati con rito abbreviato.
L’operazione rientra nell’ambito delle attività della “Task Force” voluta dal Prefetto e dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Mantova per il contrasto del lavoro nero.