OSTIGLIA Saranno giorni particolarmente intensi per i sindacati che stanno seguendo la vicenda Tecnofer di Ostiglia, su cui permane dallo scorso dicembre una crisi occupazionale che potrebbe portare, alla fine di questo mese, alla chiusura dell’attività. Giorni intensi per Fiom-Cgil e Fim-Cisl impegnate in un percorso a tappe serratissime per l’avvio della cassa integrazione straordinaria, in modo da dare respiro ai circa ottanta dipendenti ma anche, per certi versi, all’azienda stessa. Perchè nella situazione attuale – in cui non si intravedono all’orizzonte possibili acquirenti in grado di portare avanti l’attività – una apertura della cassa integrazione consentirebbe all’azienda di proseguire nell’attività di ricerca di un nuovo soggetto in grado di subentrare. I sindacati attendono una risposta positiva da parte del giudice all’istanza di richiesta di cassa integrazione, e quindi devono presentarsi davanti al ministero per avere il definitivo via libera: i giorni sono pochi ma si spera, anche se su questo punto le parti sociali mantengono uno stretto riserbo, di avviare gli ammortizzatori sociali nel più breve tempo possibile. Nel frattempo, per il prossimo 30 gennaio, le parti sociali e l’azienda sono stati convocati per un incontro da parte della IV commissione di Regione Lombardia, per le attività produttive, ma ci sarebbe anche in programma un ulteriore appuntamento, in via più informale, per capire se gli operai possono accedere a un progetto regionale che va nella direzione della formazione, in grado quindi di permettere un possibile ricollocamento lavorativo agli stessi.
La crisi Tecnofer (circa ottanta dipendenti, in massima parte impiegati a Ostiglia, e una decina in uno stabilimento a Calto in provincia di Rovigo) era arrivata come un fulmine a ciel sereno e venne motivata dalla dirigenza dell’azienda come una conseguenza dei ricavi dagli ordinativi non più in grado di essere compatibili con i costi di produzione. Inizialmente l’azienda sembrava refrattaria anche sulla cassa integrazione salvo poi trovare un punto d’incontro con i sindacati.