SUZZARA Una vera e propria istituzione del calcio femminile mantovano, forse poco conosciuta fuori dalla natìa Suzzara: è Teresa Negri, classe 1956. Un palmares fantastico, quello del difensore: in 23 anni di carriera, 4 scudetti (due con Padova, uno con Meda e uno con la Real Juventus), due Coppe Italia, una vittoria del campionato di B e una Coppa di B col Piacenza. Nel Mantovano un’esperienza con la Caravel. In carriera anche due gettoni in Nazionale e la fascia di capitano in quella giovanile (4 presenze). Adesso Teresa ha messo la sua esperienza, in qualità di allenatrice, al servizio del Suzzara, che sta costruendo un vivaio con le ragazze dell’Under 10 e Under 12. «Ho iniziato a giocare con i ragazzi in paese – racconta -, ma mi piacevano tutti gli sport. A scoprirmi è stato il professor Antenore Marmiroli (padre dell’allenatore Davide): grazie a lui riuscii ad avere un provino con il Gommagomma Meda nel 1970, che mi prese pochi mesi dopo. Mi trasferii a Milano e cominciò la mia carriera». Un cammino ricco di soddisfazioni, ma gli anni più belli sono stati quelli di Padova, con il doppio tricolore: «Lavoravo nell’azienda dell’allora presidente, la Gamma 3, assieme ad alcune compagne di squadra. Ricordo che quando giocavamo noi, l’Appiani si riempiva, a volte c’erano anche 10.000 spettatori». Tempi pioneristici: «A quei tempi si doveva conciliare il lavoro con lo sport, per vivere: la mia era una famiglia numerosa, mio padre venne a mancare quando ero ancora giovane, i primi soldi guadagnati tra lavoro e calcio li usavo per aiutare mia madre e i miei fratelli». E oggi Teresa ha accettato una nuova sfida, quella di far crescere il calcio in rosa a Suzzara: «Il femminile sta migliorando a vista d’occhio, anche a Suzzara proviamo ad insegnare questo meraviglioso sport alle ragazze. Partiamo dalle basi, per la tattica ci sarà tempo. Servirà qualche anno, ma la crescita dell’attuale Serie A fa ben sperare: mi auguro aumentino le praticanti. Non ci voleva questo stop per il coronavirus, mi auguro si riparta presto». «Il mio idolo di sempre è stato Sivori, l’attuale è Dybala – spiega Teresa -: seguo la massima serie di oggi ed è un altro mondo rispetto ai miei tempi. Una volta giocavi solo se avevi doti innate e per pura passione, ora le cose sono cambiate. La Nazionale sta diventando sempre più competitiva, si va verso il professionismo, girano discreti ingaggi: finalmente questo sport ha visibilità e considerazione». Ma il merito è anche di quelle come Teresa, che hanno creduto nei propri sogni e li hanno realizzati.