MANTOVA Da una parte c’è la ferma volontà, espressa dai vertici calcistici un giorno sì e l’altro pure, di ricominciare e concludere regolarmente i campionati. Dall’altra c’è una realtà che ancora non autorizza all’ottimismo nè tantomeno alla programmazione. Il Mantova, come tutte le altre società, è in attesa di indicazioni. L’emergenza Covid-19 resta alta, le restrizioni permangono e nei prossimi giorni potrebbero pure essere rafforzate. Il sistema sanitario è al collasso. In questo preoccupante scenario, parlare di calcio (e di sport in generale), ipotizzando date di rientro e tabelle di marcia, diventa un puro esercizio di stile.
Eppure, come dicevamo, c’è chi non si arrende. Non foss’altro per concedere ad attori e spettatori un barlume di speranza, che funga da sollievo e aiuti a non allentare la tensione. Cosimo Sibilia, il presidente della Lega Nazionale Dilettanti, ha ribadito per l’ennesima volta la sua intenzione di chiudere la stagione: «Adesso – ha dichiarato in un’intervista al Mattino – è necessario portare avanti le indicazioni delle autorità competenti e ognuno è chiamato a fare la propria parte. Poi, quando la diffusione del Covid-19 sarà solo un brutto ricordo, bisogna riprendere a giocare a calcio. A costo di scendere in campo ogni tre giorni, occorre fare in modo di concludere la stagione agonistica. In sport americani come Nba ed hockey due gare alla settimana sono la regola, non vedo perché da noi non possa essere applicata in via del tutto eccezionale. Quando c’è un imprevisto, di solito ci si adatta. Ed è quel che faremo, se necessario andando anche oltre la deadline del 30 giugno. Per noi della Lnd c’è anche la questione under che non va trascurata, perché dal primo luglio in linea teorica c’è lo scatto di un anno per il loro inquadramento. Ma – conclude Sibilia – un modo per completare la stagione lo troveremo, a tutti i livelli. È la soluzione migliore per evitare strumentalizzazioni di qualsiasi tipo, interpretazioni della normativa, ricorsi e altri inutili strascichi. Quando a parlare è il campo, non c’è altra voce che tenga». Ecco appunto: questo è il motivo principale per cui dall’alto non vogliono chiudere in anticipo il sipario. Congelare le classifiche o, peggio, cancellare la stagione darebbe adito a una lunga serie di lamentele dei club penalizzati, che sfocerebbero in ricorsi deleteri per la tempestiva programmazione della stagione 2020-21.
Ma, come dicevamo, c’è da fare i conti con la realtà. Che offre bollettini non sufficientemente confortanti. Ieri, su scala nazionale, si è registrato l’incremento record di guarigioni rispetto al giorno precedente (+1.084), ma anche di decessi (+475). Nel frattempo, le autorità moltiplicano gli appelli a limitare al massimo gli spostamenti, con il governatore della Lombardia Attilio Fontana più esplicito che mai: «Forse non lo avete ancora capito – ha detto – , ma ogni uscita di casa è un rischio per voi e per gli altri. Se si dovesse andare avanti con comportamenti errati, chiederemo al governo di emanare provvedimenti ancora più rigorosi». In queste condizioni, qualsiasi dibattito su campionati, calendari e format diventa aleatorio. Anche quando è mosso dalle migliori intenzioni, come nel nostro caso in cui si cerca di salvaguardare la regolarità dei tornei. Fine lodevole, ma servono garanzie che il panorama attuale non è in grado di offrire.