MANTOVA «Sinceramente mi sono stufato di aspettare». Come dare torto a Cristian Altinier? L’annuncio dello stop al campionato (intendiamo la Serie D) si fa attendere oltre ogni limite di decenza, per la disperazione di chi, come il Mantova, non aspetta altro per programmare il futuro.
Cristian, un’attesa davvero snervante…
«Ormai è chiaro che non ci sono le condizioni per tornare a giocare, perlomeno nella nostra categoria. I controlli richiesti sono quasi impossibili da applicare in Serie C, figuriamoci in D. Mi sono ripromesso di non seguire più il dibattito: attendo solo l’annuncio».
Quando pensi si possa tornare in campo?
«Spero a settembre, in concomitanza con l’apertura delle scuole. L’unico dispiacere sarà giocare a porte chiuse: il calcio senza tifosi è triste».
Nella prima partita ci sarà spazio per la paura?
«La mia unica paura è che risalga il contagio».
Cos’hai fatto dopo il lockdown?
«Ho potuto rivedere i genitori e portare fuori le mie figlie. È stata dura per tutti. Ora però bisogna che ognuno mantenga un atteggiamento responsabile: sarebbe stupido buttare via il sacrificio di questi due mesi con comportamenti rischiosi».
Cosa ti ha insegnato questa vicenda?
«La sofferenza inevitabilmente ti segna e ti fa riflettere. Abbiamo tutti vissuto una situazione irreale, senza certezze sul futuro. Questa emergenza mi ha fatto apprezzare le piccole cose, quelle semplici cui prima non davo importanza. Per esempio la passeggiata di 200 metri fuori casa. Abbiamo scoperto che nulla è scontato».
Continui ad allenarti?
«Con cautela, c’ho una certa (ride). Diciamo che mi sono… mosso, anche perchè ne sento il bisogno. Ma gli allenamenti sono un’altra cosa».
Torniamo con la mente al campionato 2019-20: dei tuoi 11 gol, qual è il più bello?
«Per me “bello” significa anche “importante”. E allora scelgo quello di Lodi, contro il Fanfulla. Che ci ha regalato tre punti in un match difficile».
E se dovessi isolare un’immagine di questa stagione?
«Ne scelgo una che nessuno ha visto: l’esultanza al triplice fischio dell’ultima partita. Tutti noi meritavamo di festeggiare la promozione, per l’impegno e i sacrifici che ci abbiamo messo. Non aver potuto liberare quell’urlo è triste e non ci gratifica».
Dai per scontata la promozione in C?
«Non concedercela sarebbe un furto legalizzato».
Cosa pensi della ventilata riforma della C?
«Premesso che è difficile accontentare tutti, credo che ogni cambiamento vada fatto per tempo. Il progetto può anche essere condivisibile, ma per programmare le società hanno bisogno di conoscere le regole con un certo anticipo».
Farai parte del Mantova anche in C?
«Non mi vedo con nessun’altra maglia: qui ho iniziato e qui voglio chiudere la carriera. Poi è chiaro che non dipende solo da me».
Per quanti anni ti rivedremo gonfiare la rete avversaria?
«Fisicamente mi sento bene. Le motivazioni non mi mancano. Anzi, a stare con i ragazzini, mi sento ancora più giovane. E poi tieni conto che quest’anno, non giocando, ho guadagnato tre mesi. Quindi…».