MANTOVA Con il game over che dovrebbe essere già alle porte (la settimana buona potrebbe essere quella che seguirà il ponte del 1° maggio), occorre iniziare a pensare quali saranno gli scenari del calcio dilettantistico, anche a livello di format.
In breve: se gli esperti ipotizzano un rientro in campo che molto difficilmente sarà a settembre, e verrà posticipato a metà ottobre, oppure addirittura a novembre, come ci si dovrà organizzare? Ecco le problematiche e le soluzioni possibili per la stagione 2020/2021.
Tornei estivi azzerati – E’ altamente improbabile che si possano disputare i tornei estivi, nei mesi di giugno, luglio e agosto 2020. Alcune manifestazioni come il “Trofeo Leso”, importantissima kermesse giovanile, sono state posticipate a settembre, altri tornei stanno attendendo prima di gettare la spugna, per vedere se sarà possibile scendere in campo più avanti nel corso dell’estate. Altra problematica di fondo: i calciatori, che utilizzavano i tornei per tenersi in forma durante gli stop, rischiano di prolungare l’inattività fino a 6 mesi. La ripresa della preparazione dovrà essere lenta e ricca di accorgimenti per evitare infortuni. Ecco che, anche nelle ipotesi più ottimistiche, ottobre sembra la frontiera minima a cui guardare.
Impossibile cancellare la sosta invernale – Il dilemma di ogni estate, in condizioni normali: sosta lunga o breve? Ma anche volendo ridurla di molto, impossibile scendere in campo durante le feste natalizie, forse si potrebbe recuperare un turno tra il primo dell’anno e l’Epifania. Ma in ogni caso, difficilmente si potrebbero calendariare troppi turni infrasettimanali.
Le porte chiuse potrebbero essere prolungate – In caso di prolungamento delle disposizioni di distanziamento , le capienze potrebbero restare a lungo ridotte, si potrebbero giocare almeno le prime giornate a porte chiuse, penalizzando gli incassi. Le società accetterebbero di iniziare qualche settimana prima a queste condizioni?
Il cambio dei format – Il cambio dei format, anche temporaneo per una stagione, sul quale c’è stata piena apertura, con qualche mezza parola da parte dei vertici calcistici regionali, potrebbe essere una soluzione. Giocare un anno con – ipotizziamo – gironi da 14 squadre (sarebbe un inedito, almeno in categorie blasonate, non in quelle più basse) potrebbe consentire di risparmiare un mese di campionato, permettendo di poter avere più tempo per terminare i campionati nel 2021.
Risparmi sulle trasferte – Gironi più “raccolti” geograficamente potrebbero regalare lotte avvincenti tra rivali, diminuendo costi e tagliando i trasferimenti chilometrici (e magari ridurre rose e rimborsi). Aspetto da non sottovalutare, visto il panorama economico nebuloso del prossimo futuro.
L’incognita delle iscritte – La crisi potrebbe ridurre pesantemente il numero di iscritte in Lombardia. Se ci fosse la necessità di ripescare un numero troppo alto di società, oltre al taglio dei gironi, la riduzione di due squadre per ogni raggruppamento salvaguarderebbe la competitività.
In Emilia si discute – In Emilia intanto si discute del taglio delle partecipanti all’ Eccellenza, da 18 a 16 per girone.