I grandi Parchi hanno fretta e si compattano

MANTOVA – C’è una realtà alla quale la stragrande maggioranza dei mantovani è legata, che sia per il ricordo di una passeggiata tra fiori meravigliosi, per aver provato l’ebbrezza di un safari o di un giro sulle montagne russe, per aver vissuto le emozioni di un set cinematografico o essersi tuffati da scivoli d’acqua vorticosi: è la realtà dei grandi parchi del Garda. Sono centinaia di migliaia le persone che da tutta Italia ed anche dall’estero, soprattutto dal Nord Europa, si recano ogni anno nei parchi divertimento che si affacciano sul principale lago italiano; o, per meglio dire, erano centinaia di migliaia, prima che il lockdown bloccasse tutto. Il presente è noto a tutti, la domanda reale è: quale futuro si prospetta per questi parchi? E non si sta parlando di un futuro nebuloso e che riguarda gli anni a venire, ma quello immediato, quello delle prossime settimane. Ne hanno parlato in videoconferenza sulla pagina Facebook “Pantheon” Fabio Amicabile (Ceo e manager di CanevaWorld e Movieland), Giuseppe Inga Sigurtà (proprietario dell’omonimo parco di Valeggio sul Mincio), Cesare Avesani Zaborra (direttore scientifico del Parco Natura Viva), Antonio Bono (direttore salute, sicurezza e ambiente di Gardaland) e l’onorevole Mattia Fantinati (M5S) della commissione attività produttive, commercio e turismo. Tema principale del confronto l’imminente Fase 2, spiegata ieri sera dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte in diretta televisiva; una fase che si attende tra la fiducia, il desiderio ed il bisogno di riaprire, e le preoccupazioni sulle metodologie da utilizzare, come l’ipotesi delle entrate contingentate della quale ancora non si sa la reale e fattibile sostenibilità. Tra i timori e criticità, si è parlato pure dell’utilizzo del termoscanner (“Se una persona sta bene, ma ha la temperatura corporea elevata, non lo possiamo fare entrare. E come gli diciamo di tornare a casa, magari dopo che si è fatto centinaia di chilometri?”) fino ad arrivare alla necessaria tutela dei lavoratori (“Hanno gli stessi diritti e la stessa dignità dei visitatori”). Inevitabile, quindi, prevedere lunghe code e attese snervanti, sicuramente per i primi tempi, mentre si fa sempre più strada il consiglio di acquistare i biglietti online, evitando quindi file agli sportelli e, di conseguenza, assembramenti. Ma, nonostante le varie preoccupazioni, più forte di tutto, è il desiderio di riaprire le porte, con le dovute accortezze, naturalmente. Non solo perché l’industria del divertimento muove milioni e dà origine ad un indotto che ha riflessi straordinari tanto sul Veneto, quanto su tutto il comparto del Nord fino ad arrivare ai benefici per tutta l’Italia, ma anche perché, dopo questo periodo di clausura, le persone percepiscono il bisogno quasi terapeutico oltre che fisico di uscire, di lasciarsi alle spalle la quarantena, di ritrovare un benessere emotivo; i parchi, in questo, possono giocare un ruolo primario. La sicurezza e il rispetto delle norme sanitarie sono dogmi imprescindibili, questo è un fatto chiaro e che ormai si può dare per assodato, ma Amicabile, Inga Sigurtà, Avesani Zaborra e Bono hanno tutti confermato che, mai come in questo momento, è necessario fare squadra, mettere in campo sinergie comuni con buona pace della concorrenza (tra le proposte arrivate tra i commenti anche quella, oggettivamente niente male, dei biglietti cumulativi). Primo passo da compiere? Trovare delle linee guida comuni per ripartire in sicurezza, tendendo una mano alla politica per agevolare certe decisioni. “Siamo pronti per ripartire” dicono in coro i grandi parchi del Garda.