MANTOVA “Maledetta primavera”, cantava Loretta Goggi. Un titolo che i vecchi cronisti del Mantova Calcio hanno spesso utilizzato per sottolineare le sconfitte dei biancorossi al fiorire della bella stagione, magari in concomitanza con l’arrivo delle giostre sul Te. Ma basta una maiuscola e cambia la prospettiva. Primavera con la “P” grande evoca scenari di gloria o quasi, altro che maledetta. A cosa ci riferiamo? A una tendenza che il Mantova ha manifestato negli ultimi 20 anni e che, numeri alla mano, ha fruttato non poco: quella di affidare la guida della prima squadra a un allenatore pescato direttamente dalla Primavera (con la “P” maiuscola) di altre società. L’argomento torna d’attualità oggi, che in viale Te sembrano intenzionati a ingaggiare come tecnico Nicola Corrent, proveniente appunto dalla Primavera del Verona e alla prima esperienza con una prima squadra.
In attesa dell’annuncio, vale la pena ricordare i tre illustri precedenti. A cominciare da Domenico Di Carlo, primo nome non solo in ordine cronologico. Stiamo parlando di uno degli allenatori più vincenti della storia del Mantova, capace di portare l’Acm dalla C2 fin quasi alla Serie A. Eppure Di Carlo, nell’estate 2003, sbarcò in riva al Mincio come una scommessa, con un paio d’anni appena di esperienza alla guida della Primavera del Vicenza. Le perplessità fuorono confermate da un inizio zoppicante che lo portò ad un passo dall’esonero, scongiurato dalla vittoria fortunosa di Montichiari. Fu, quest’ultima, un vero e proprio spartiacque: della stagione e della carriera di Mimmo. Da lì al 2007 solo trionfi, del cui ricordo la Mantova calcistica ancora oggi campa.
La seconda scommessa vinta risponde al nome di Ivan Juric. Guidava la Primavera del Genoa, quando fu ingaggiato dal Mantova nella tribolatissima estate 2014. Sembrò una scelta davvero avventata, perfettamente coerente con la precarietà che regnava a livello societario. Sensazioni avvalorate dalle prime partite: il croato venne formalmente esonerato dal presidente-carneade Esposito dopo la prima giornata di campionato, mossa subito scongiurata dall’intervento di Bompieri che lo rimise al suo posto. Superato il rodaggio delle prime partite, Juric forgiò una squadra a sua immagine e somiglianza ottenendo una brillante salvezza, nonostante debiti e penalizzazioni.
Infine il caso più recente, stagione 2020-21: Emanuele Troise. Il suo nome farà venire l’orticaria a qualche tifoso, ma la verità incontrovertibile è che il tecnico napoletano, prelevato dalla Primavera del Bologna, a Mantova ha raggiunto un ottimo risultato, centrando i play off. A differenza di Di Carlo e Juric, il meglio l’ha offerto nel girone d’andata, mentre più opaco si è rivelato il ritorno. Il popolo biancorosso non l’ha mai amato e lui ha fatto poco per farsi amare; nè si può dire che l’abbiano aiutato gli stadi vuoti causa pandemia. Resta il fatto che, se guardiamo ai risultati, il suo l’ha ottenuto.
Poi, certo, non tutte le ciambelle riescono col buco. Per esempio, non andò bene a Marino Magrin, giunto a Mantova nell’estate 1998 direttamente dal vivaio del Milan: esonerato dopo 12 giornate. Ma, come si suol dire, possiamo considerarla la classica eccezione che conferma la regola.
Ora toccherebbe a Corrent (il condizionale, in attesa dell’annuncio, è d’obbligo). Da tre stagioni guida la Primavera del Verona, dopo essere stato dell’Hellas valido giocatore e viceallenatore. I numeri lo premiano. La vittoria del campionato “2” lo scorso anno e la salvezza nell’“1” quest’anno costituiscono biglietti da visita interessanti. I tempi sono maturi per il salto in una prima squadra. E Mantova, terra fertile per i rookie della panchina, lo aspetta. O no?