MANTOVA Per Vincenzo Silvestro si è appena conclusa la terza stagione nel Mantova. Un’annata controversa, fatta di alti e bassi, delusioni e riscatto. Un po’ l’emblema della squadra. Il bravo “Gatto”, sempre amatissimo dai tifosi, la ripercorre con noi.
Dunque, riavvolgiamo il nastro. Prima parte da dimenticare, vero?
«No, non direi. È vero che ho giocato poco, però mi sono sempre allenato col massimo impegno con l’obiettivo di farmi trovare pronto al momento giusto. Ero convinto che l’occasione sarebbe arrivata».
Ed è arrivata. Ma cosa non andava con Lauro?
«Nessun problema, davvero. Col mister ho sempre avuto un bellissimo rapporto. Mi piace come intende il calcio e non gli faccio di certo una colpa se ho giocato poco. Diciamo che non rientravo nel suo modulo. E poi c’era l’obbligo di schierare le quote, e io quota non sono più…».
Fatto sta che la svolta è arrivata con Galderisi…
«Sì, subito a Vercelli. Il cambio di modulo mi ha giovato e così ho potuto ritagliarmi un po’ di spazio».
Come hai vissuto questa metamorfosi?
«A mille all’ora. Anche perchè i risultati arrivavano e la squadra risaliva la classifica… È stato tutto entusiasmante».
Fino al nuovo calo che vi ha fatto precipitare: forse vi siete rilassati?
«No, lo escludo. Semplicemente nell’arco di un anno si vivono fasi diverse. In quel periodo abbiamo affrontato tante squadre d’alta classifica, ottenendo meno di quanto meritassimo. Penso, ad esempio, alla gara col Sudtirol. In ogni caso, col ritorno di Lauro, la salvezza è stata centrata».
Come esci da questa stagione?
«Rafforzato. Sia sul piano dell’esperienza che su quello della mentalità. Il mio motto è: mai lamentarsi, niente scuse, lavorare e farsi trovare pronti quand’è il momento».
Sei arrivato a Mantova nel 2018: soddisfatto del tuo percorso?
«Soddisfattissimo. Qualche volta ho giocato di più, altre volte meno. Ma ho sempre dato l’anima».
Come si è evoluto il tuo rapporto con la città?
«Non sono un tipo mondano. Però tre anni qui mi hanno consentito di conoscere sempre meglio i mantovani. Mi trovo benissimo».
Hai imparato il dialetto?
«No, quello no. Però apprezzo molto la vostra cucina: sono ghiotto di tortelli di zucca».
Lo scorso anno hai festeggiato i play off tuffandoti nel lago. Quest’anno che pegno hai pagato per la salvezza?
«Nulla nulla (ride, ndr). Sono già abbastanza “preso di mira” nello spogliatoio dai miei compagni. Un giorno hanno provato a tagliarmi il pizzetto, ma mi sono difeso alla grande!».
Altri scherzi?
«L’altro giorno mi hanno attaccato centinaia di post-it colorati sulla macchina. Ho dovuto farmi aiutare da Mascotto per toglierli».
Sei un buon incassatore?
«Sono come Gattuso (ai tempi del Milan spesso vittima degli scherzi dei compagni, ndr): a un certo punto “sbrocco” e zittisco tutti. Battute a parte, c’è un bel clima tra di noi. Siamo belli coesi».
I tifosi non nutrono grande fiducia per il futuro…
«Io penso ad allenarmi e a giocare. È normale che ci sia del malcontento quando i risultati non sono buoni, tutto ciò fa parte del calcio. Però penso anche che questa dirigenza abbia investito tanto sul Mantova e quindi meriti massima fiducia».
La prossima sarà la tua quarta stagione in maglia biancorossa: come te la immagini?
«Veniamo da un anno snervante e non vedo l’ora di staccare la spina. Andrò a Formentera con la mia ragazza. Per il momento penso solo a questo».