MANTOVA «Facciamo chiarezza: io non sono il “signor no” che il sindaco vorrebbe far credere. Io sono di nome e di fatto il “signor Rossi”, cioè l’uomo comune, ma che ha consapevolezza di come stanno le cose. Non sono contro per principio a un parco, ma nel momento in cui penso di realizzarlo penso anche a come poterlo mantenere senza pesare perennemente sulla collettività, senza lasciare ai posteri un ulteriore elemento di degrado urbano».
Questa la sintesi – che vale anche a replica al sindaco Mattia Palazzi – di quanto Stefano Rossi (Mantova ideale e leader dell’opposizione in consiglio comunale) va dicendo da mesi riguardo al nuovo Parco Te inaugurato sabato.
«Un albero è sempre bello. Un prato verde è sempre bello. Ma chiunque abbia un fazzoletto di giardino in casa propria sa che nulla è regalato, e nulla si mantiene senza sacrifici. L’albero cresce e va ridimensionato. L’erba cresce e occorre tagliarla. Le foglie cadono e vanno raccolte e smaltite. I fiori nelle aiuole muoiono e vanno sostituiti, o comunque governati… Negli anni che verranno, tutti questi oneri andranno a carico della comunità per circa 120mila euro all’anno. Il Parco Te che Palazzi ha inaugurato, non rimarrà quello che si è visto sabato. I video realizzati e diffusi nei due giorni di inaugurazione mi ricordano il celebre film “The Truman Show”: un’enorme messa in scena che non corrisponde alla realtà», precisa Rossi.
Ma in che cosa nello specifico si intende mettere in guardia l’amministrazione?
«Partiamo dalla premessa che il parco mi potrebbe anche piacere. Il punto non è questo. Io sono partito dalle fasi progettuali, dove abbiamo visto costi spropositati per ogni singola pianta. Ho fatto accessi atti per saperlo. Quando mai un privato spende 900 euro per mettere a dimora nel suo giardino una singola pianta di 3 metri? E dunque, dal costo iniziale si passa al costo “inerziale”. Gli architetti fanno il bel disegnino e il rendering con le piante che creano “isole tematiche”, cioè fanno corona a piazzole dove qui si fa ginnastica, là si gioca a scacchi, là si gioca a bocce, eccetera. Ma poi quelle piante cresceranno, e per non farle diventare “foresta”, occorrerà spendere. Ogni due mesi le trame andranno ridimensionate, le aiuole andranno decespugliate, i fiori fertilizzati e l’erba tagliata settimanalmente, se non si vuole che i bambini ci si perdano dentro. Per un giardino di poche centinaia di metri, i privati spendono 500 euro al mese. Immaginate qui, in questo progetto da centinaia di migliaia di metri: bellissimo sulla carta, ma non gestibile dall’ente».
Il sindaco parla di 120mila euro all’anno, e dice essere questa una cifra sostenibile.
«Vorrei vedere se dovesse pagarli lui di tasca sua. Palazzi peraltro ha concordato con Tea che i primi due anni (cioè quelli che gli rimangono a finire il mandato) sono già pagati. E dopo? Chi verrà dopo si troverà 120mila euro in più sui 400mila che già oggi il Comune dà alla Tea per manutenere il verde pubblico. E andate a vedere in Bosco Virgiliano come è la manutenzione. Ripeto: questa è gente che non ha mai amministrato nemmeno casa sua, e adesso si basa sui disegnini degli architetti».
Cos’hanno sbagliato gli architetti?
«Formalmente, nei rendering, nulla. A parte il fatto che non avevano previsto un bagno pubblico (ora li faranno, poiché l’ho segnalato io). Non avevano previsto un sistema di recinzione (la faranno, perché ne ho segnalato io l’esigenza, dato che le telecamere non contano nulla, come visto anche in piazza 80° Fanteria). Pure la questione dei parcheggi sarà “risolta” attraverso una soluzione frettolosa e vergognosa. Per rispondere alla domanda: cosa è sbagliato progettualmente, al di fuori dei rendering? Tutto. Ce ne accorgeremo fra qualche anno. Adesso lasciamo tutti nell’euforia delle fontanelle e delle lucine, dei bei giochini integri e delle panchine nuove. Poi quando inizieranno le proteste per i marciapiedi e le strade devastate, il successore di Palazzi dovrà dire ai cittadini: “Scusateci, ma i soldi non ci sono. Dovevamo rimpiazzare le scacchiere, le aiuole e le panchine del Parco Te».