MANTOVA «Dopo la fine della loro relazione Dima si era sentito abbandonato due volte, non solo dalla ragazza che amava, ma anche la sorella gli aveva girato le spalle scegliendo di schierarsi dalla parte della sua ex. Per questo era giù di morale, triste e dimagrito. Mi preoccupava molto, oltremodo sapendolo da tempo perso nel tunnel della droga, motivo questo della rottura tra loro due. Quella famosa mattina gli ho chiesto se stava male, lui per tutta risposta mi ha detto: “L’ho ammazzata come lei ha ammazzato me”; io non l’ho preso subito sul serio ma poi, a fronte di un suo lungo abbraccio conclusosi con mi laconico “Mi dispiace moltissimo”, ho realizzato che forse, qualcosa di terribile poteva essere realmente successo».
A ripercorrere in ogni singolo dettaglio, fino al tragico epilogo, la storia tra il fratello e l’amica, è stata chiamata ieri, innanzi alla Corte d’Assise di Mantova, Cristina Stratan, sorella del 35enne moldavo finito alla sbarra per l’omicidio premeditato e l’occultamento del cadavere di Yana Malaiko, la 23enne ucraina uccisa tra il 19 e il 20 gennaio 2023 a Castiglione delle Stiviere e poi ritrovata cadavere undici giorni dopo nelle campagne al confine con Lonato del Garda. Una disamina quella della 33enne, escussa in via principale quale teste del pubblico ministero Lucia Lombardo, minuziosa per quanto concerne l’elencazione dei fatti oggetto del procedimento ma al contempo sottesa altresì ad alleggerire, per quanto possibile, la delicata posizione del fratello. «Yana l’ho conosciuta dopo il primo lockdown, a maggio 2020; in quel periodo non avevo bisogno di altri dipendenti ma Dumitru ha insistito tanto perché l’assumessi e così l’ho presa a lavorare nel mio bar, (al piano terra del grattacielo di piazzale della Resistenza – ndr). Loro sono così andati a vivere a casa di nostra madre in via Gnuti, e solo dopo la fine del loro rapporto ho dato ospitalità a Yana nel mio appartamento, al quarto piano dello stesso stabile dove ho il locale». Un rapporto quello tra le due donne divenuto col tempo quasi simbiotico: «Eravamo come sorelle», e rafforzatosi ulteriormente alle prime avvisaglie di crisi tra lei e Dima. «I primi problemi sono sorti attorno alla primavera del 2022, quando Yana nonostante i ripetuti tentativi non riusciva a rimanere incinta. Entrambi infatti volevano dei figli ma questi non arrivavano. Mio fratello non ha mai espresso questo desiderio se non da quando si era messo con lei». A farlo crollare però, assieme al dispiacere di non poter diventare padre, ci avrebbe pensato la cocaina di cui Dumitru a quanto pare sarebbe diventato in breve schiavo: «È stato in quel periodo, quando le cure per la gravidanza si erano rivelate del tutto inutili, che ha iniziato a star fuori tutte le notti e a far uso di stupefacenti, la droga abbiamo gli piaceva, non riusciva più a farne a meno. A scoprire la dipendenza dell’imputato era stata la stessa fidanzata: «Yana aveva trovato delle bustine in casa, avevamo provato tutte e due ad aiutarlo ma senza nessun esito». Così la giovane ucraina prende la tanto sofferta decisione: troncare con lui. Il 7 gennaio 2023, giorno del Natale ortodosso, Yana chiede all’amica di ospitarla nel proprio appartamento, anche se continua a fare la spola con quello che divideva con Dumitru, dove è però rimasto il loro cagnolino Bulka.
Il 9 gennaio ha un confronto con Dima. Nella vita della 23enne, entra però Andrei Cojocaru, un altro giovane moldavo nonché ex fidanzato di Cristina. Fino alla mattina del 20 gennaio. Cristina ha problemi di salute, è in casa del suo compagno a Padenghe del Garda. Si sveglia verso le 8. Quando accende il telefono, trova due messaggi Whatsapp dall’utenza di Yana: dice che è stanca, ha bisogno di staccare per un po’. In realtà sono stati inviati da Dumitru a delitto già consumato. Cristina è dispiaciuta. Risponde con un vocale: è febbricitante, non può recarsi al lavoro, è sempre rimasta vicino all’amica quando era lei a non stare bene. Alle 9,18 arriva quindi la telefonata del fratello che la convoca a Castiglione: vuole parlarle. Cristina lo interpreta come una richiesta di aiuto. Cristina è da lui attorno alle 11-11.30. Dima è solo in casa, fuma. Parlano un po’ del cane di Yana. Cristina tenta di sollevargli il morale. Gli chiede a quel punto di Yana. Così Dima confessa accompagnato da un particolare finora mai emerso, quello dell’abbraccio accompagnato dalle parole di pentimento. In casa tutto appare in ordine o quasi.
C’è però il particolare della videocamera dell’ascensore sul tavolo che, secondo la teste, tutti nel palazzo sapevano essere falsa. Altra stranezza: nella camera degli ospiti il letto è sfatto, coperto da un lenzuolo e sopra c’è il cellulare di Yana. Cristina chiama il compagno perché vada a prenderla. Esce con il cagnolino, raggiunge l’abitazione della madre, dove lascia la bestiola. Sta uscendo ma cambia idea: rientra e annuncia che andrà dai carabinieri a segnalare il dialogo con il fratello. Prima però avvisa per telefono il luogotenente Domenico Miccolis, comandante del Radiomobile della compagnia di Castiglione delle Stiviere.
L’ulteriore sforzo testimoniale di Cristina Stratan è quindi quello di smarcare il fratello dal marchio di uomo violento. Dumitru, le viene chiesto, l’ha mai minacciata perché era andata a parlare con i carabinieri? «No – è la risposta -. Mentre veniva arrestato, ripeteva: “Diglielo che non ho fatto niente”. I difensori del 35enne, gli avvocati Domenico Grande Aracri e Gregorio Viscomi, le chiedono quindi di quanto raccontato in una precedente udienza da un ex fidanzata di Dima secondo la quale sarebbe stata massacrata di botte durante una vacanza in Moldavia. «Non l’ha picchiata. Avevano avuto un litigio perché lei, ubriaca, si era appartata con un altro sotto una vigna. La notte lei si era svegliata e aveva bruciato il passaporto di mio fratello».