MANTOVA Il recente allarme lanciato da “Africa centres for disease control and preventio” in merito al raddoppio dei casi di vaiolo delle scimmie nel 2023 rispetto all’anno precedente nel continente africano e la comparsa della variante del ceppo virale originario di Mpox nota come Mpox clade 1 b, molto più contagiosa e clinicamente più severa, ha spinto l’Organizzazione mondiale della sanità a dichiarare lo stato di emergenza internazionale. Il vaiolo delle scimmie è una infezione virale endemica in Africa che finora è rimasta confinata in quell’area geografica. Il rischio per l’Europa e per l’Italia secondo i centri epidemiologici più qualificati è molto basso.
Recentemente sono stati registrati solo due casi in Europa (in Svezia e in Spagna). Ma cos’è il vaiolo delle scimmie? Come ci si contagia e quali sono le terapie?
«È necessario fare chiarezza sul termine vaiolo delle scimmie – spiega Nicola Taurozzi già docente dell’università di Milano ed ex Cts dell’Osservatorio Europeo della salute pubblica –. È una definizione superata e fuorviante, in quanto l’infezione da Mpox da almeno 40 anni si trasmette da uomo a uomo. Il contagio da virus Mpox avviene per contatto con la pelle, con le mucose, con le secrezioni con i rapporti sessuali di soggetti infettati. Può colpire adulti e bambini e perfino i feti delle donne in gravidanza, infettate. I sintomi sono simili a quelli del vaiolo ma meno gravi. Dopo 3-4 giorni dal contagio compaiono febbre, ingrossamento dei linfonodi, dolori muscolari e segno caratteristico la presenza di vescicole cutanee. La terapia dispone di antivirali di ultima generazione e a scopo profilattico in caso di epidemia di vaccino Mva-Bn. Nei soggetti sani l’infezione decorre quasi senza complicazione. Nei soggetti fragili e con patologie croniche il decorso clinico può essere severo».
L’Europa e l’Italia sono atrezzate per fronteggiare una eventuale epidemia?
«Il problema non riguarda l’Europa. Disponiamo di un sufficiente numero di dosi di vaccino per una copertura su vasta scala. Siamo anche molto attrezzati con laboratori per test diagnostici. In Italia ogni ospedale di riferimento provinciale è dotato di un reparto di malattie infettive e tropicali. A Mantova la struttura di malattie infettive diretta dal dottor Casari è riconosciuto come un centro di eccellenza. La soluzione invece per evitare lo sconfinamento del’infezione Mpox dall’Africa al continente europeo è da ricercarsi nel sollecitare le case farmaceutiche produttrici di vaccino a triplicare la produzione da mandare in Africa per una efficiente campagna vaccinale su larga scala. Solo così si può arginare la diffusione. L’infezione da Mpox e della sua variante sono da tenere sotto stretta sorveglianza ma deve essere evitato un inutile allarmismo almeno per il nostro Paese. Una raccomandazione: evitare di recarsi nelle aree geografiche dove sono presenti focolai di infezione da Mpox» conclude Taurozzi.