Calcio Serie B – Stefano Cella: “Mantova, felice di giocarmi le mie carte”

Stefano Cella
Stefano Cella

MANTOVA Una sola presenza nelle prime 10 giornate e poi improvvisamente… Stefano Cella. Il 23enne difensore piacentino, uno dei volti nuovi del Mantova, è stato rispolverato da Possanzini per le gare con Palermo e Cremonese. Con esiti davvero lusinghieri, cosa tutt’altro che scontata per un debuttante in B, per giunta poco impiegato fino a quel momento. Soprattutto il derby gli ha lasciato dentro «un’emozione grandissima».
Stefano, raccontaci…
«Intanto ero molto contento di giocare. Per me era una partita particolare perchè ho militato nel vivaio della Cremonese fino alla Primavera, dopodichè… mi hanno mandato via. Insomma, c’era un po’ di rivalsa. Immaginatevi la felicità di aver vinto».
Ti sei piaciuto in campo?
«Sì. A parte un paio di sbavature che avrei potuto evitare».
Sei un perfezionista…
«Sì. Anche mister Possanzini mi porta ad esserlo, visto che cura molto il dettaglio».
Cosa stai imparando da lui?
«Tanto. Mi piace il modo in cui infonde fiducia a noi calciatori. Ci invita ad essere tranquilli, a giocare senza paura. Anche a sbagliare».
Hai avuto difficoltà nel prendere confidenza col suo gioco?
«All’inizio sì. A livello di posizione in fase di possesso e non possesso, di lettura di gioco… Ma è inevitabile. Ora mi sento più sicuro».
Qual era il tuo stato d’animo quando non giocavi?
«Beh, non ero contento. Però ho pensato che facesse parte del mio percorso di crescita e quindi dovevo accettarlo. Ho aspettato il mio momento, consapevole e tranquillo».
Cosa significa per te giocare in Serie B?
«Chi se lo aspettava? Venivo da una stagione all’Ancona conclusa malissimo, col fallimento della società. Sento che mi sto giocando bene le mie carte. Devo continuare così».
Sei entrato subito in sintonia con i nuovi compagni?
«Guardate, sembrano frasi fatte ma vi assicuro che qui ho trovato un gruppo di bravissime persone. Uomini veri. Mi trovo bene con tutti: da Menash a Muroni, e poi Redolfi, Brignani, De Maio…».
Cosa significa giocare davanti a 10mila persone?
«Anche questo è un privilegio e un’emozione. Ad Ancona al massimo arrivavamo a 5mila. Per non parlare di quando giocavo nella Virtus Verona. La Te è esaltante. Fin dal riscaldamento mi dà una carica incredibile».
Chi ti segue in famiglia?
«Mamma e papà vengono a tutte le partite. L’anno scorso ad Ancona non sempre riuscivano, a causa della distanza. Quando può mi segue anche la mia ragazza, e poi mia sorella… Sono tutti contentissimi».
Come sta andando il Mantova?
«Secondo me bene. Potevamo avere qualche punto in più, ma sappiamo che il calcio dà e toglie».
Si riparte da Catanzaro: sfatiamo il tabù trasferta?
«È uno stimolo in più: riuscire a fare qualcosa che non abbiamo ancora fatto. Non c’è un motivo specifico per cui in trasferta raccogliamo pochi punti. Sicuramente dobbiamo essere più lucidi nello sfruttare le occasioni».
Hai capito dove possa arrivare questo Mantova?
«È prematuro dirlo. Il nostro unico obiettivo ora è arrivare bene alla fine del girone d’andata, concentrandoci partita per partita. Solo allora avremo le idee un po’ più chiare. Certo siamo carichi: la vittoria con la Cremonese ci ha dato veramente tanto».
E Stefano Cella dove può arrivare?
«Sono legato al Mantova fino al 2027. Intanto vorrei stabilizzarmi in questa categoria. Poi… chi lo sa. Spero che la B sia solo l’inizio».