MANTOVA Nelle more di un braccio di ferro istituzionale che vede coinvolti ministero, enti locali e imprese riconosciute responsabili di inquinamento nel Sin (sito inquinato di interesse nazionale) subentra anche il rischio di uno stop alle operazioni di bonifica per via dei costi addebitati al soggetto responsabile delle violazioni di legge in materia di smaltimento.
A questo rischio si è esposto anche il Comune, che ha affrontato di petto una difficile situazione di ordine ambientale. Il confronto tra amministrazione comunale e curatore fallimentare del Colorificio Freddi di Virgiliana, che a fine anno aveva annunciato l’intenzione di rinunciare al bene, dopo 7 aste andate a vuoto, ha registrato il rischio di vedere spenta la barriera idraulica imposta dalle convenzioni per la bonifica del sito.
Al termine del confronto, l’assessore comunale all’ambiente Andrea Murari ha tranquillizzato la città sui rischi di uno stop: «Abbiamo ricevuto rassicurazioni importanti dal ragionier Castellini sul fatto che non verrà spenta la messa in sicurezza in falda, ma serve un tavolo urgente con il ministero e gli enti territoriali per gestire un problema oggettivo una volta che la procedura fallimentare si sarà chiusa».
Ma la vicenda trae origine da altri antefatti. Lo scorso 30 dicembre il curatore fallimentare della società Industria Colori Freddi S. Giorgio, ha comunicato agli enti coinvolti la propria volontà, autorizzato dal tribunale, di abbandonare l’immobile di via Ulisse Barbieri a Virgiliana, e, di conseguenza, di interrompere l’operatività dell’impianto di messa in sicurezza di emergenza (Mise) della falda.
Preoccupati per le conseguenze ambientali del potenziale spegnimento della Mise, il Comune ha contattato il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica che ha confermato di essersi attivato per intimare al curatore di non procedere in alcun modo allo spegnimento.
Il 14 gennaio infatti il ministero, che è il soggetto responsabile dei procedimenti all’interno del Sin, ha inviato una corposa nota al curatore indicando, sulla scorta di una corposa disamina legislativa che il curatore non possa procedere alla derelictio dei beni e, di conseguenza, allo spegnimento dell’impianto di Mise, poiché il mantenimento delle opere di messa in sicurezza di emergenza costituisce attività di diritto pubblico a carattere cogente.
Va ricordato, inoltre, che, nell’ambito dell’“intervento 1” del nuovo accordo di programma già sottoscritto il 12 febbraio 2021, il Comune ha verificato le carenze del sistema di sbarramento idraulico attualmente installato in sito e acquisito, di conseguenza, il progetto di implementazione dell’impianto di “Pump & Treat – Ottobre 2024”, quale progetto di implementazione del presidio di Mise, che sta procedendo con gli atti necessari ai sensi di legge per la sua realizzazione.
Nel confronto con l’assessore Murari che si è svolto ieri il curatore del fallimento, ragionier Castellini, ha confermato di non avere spento il sistema di messa in sicurezza della falda e ha confermato che non lo farà nemmeno nel futuro prossimo, ma ha altresì ribadito la necessità di affrontare il problema di chi affronterà i costi del funzionamento della barriera, circa 60 mila euro all’anno, con la rinuncia al bene, che non ha trovato soggetti interessati nelle aste che si sono susseguite.
«Siamo molto preoccupati per la situazione nell’ex colorificio Freddi – ha commentato Murari –. L’incontro con il curatore è stato rassicurante dal punto di vista ambientale perché ci ha confermato che non spegnerà il sistema di messa in sicurezza della falda. È però emerso un problema oggettivo di gestione del sito, che non ha trovato una nuova proprietà nonostante le numerose aste, perché è evidente che la procedura fallimentare prima o dopo si dovrà concludere. È urgente un confronto con tutti gli enti competenti a cominciare dal ministero, anche perché non ci risulta che al momento il ministero abbia fatto istanza per essere ammesso tra i creditori del fallimento».