Macbeth 1847: l’incubo verdiano prende forma a Busseto

PARMA Al XXV Festival Verdi Macbeth, versione 1847, debutta al Teatro Giuseppe Verdi di Busseto sabato 27 settembre 2025, ore 20.00 (recite sabato 4 ottobre ore 20.00, giovedì 9 ottobre ore 20.00, venerdì 17 ottobre ore 17.00) in un nuovo allestimento realizzato nei laboratori di scenografia e sartoria del Teatro Regio di Parma, firmato da Manuel Renga, con le scene e i costumi di Aurelio Colombo, le luci di Emanuele Agliati, le coreografie di Paola Lattanzi. Francesco Lanzillotta sul podio dell’Orchestra Giovanile Italiana e del Coro del Teatro Regio di Parma, preparato da Martino Faggiani, dirige l’opera seguendo l’edizione critica a cura di David Lawton The University of Chicago Press e Casa Ricordi. Protagonisti Vito Priante (27, 4, 9) / Andrea Borghini (17) (Macbeth), Adolfo Corrado (Banco), Marily Santoro / Maria Cristina Bellantuono (Lady Macbeth), Melissa D’Ottavi* (La dama di Lady Macbeth), Matteo Roma (Macduff), Francesco Congiu* (Malcolm), Emil Abdullaiev* (Un medico), Matteo Pietrapiana* (Domestico, Sicario, Prima apparizione), Caterina Premori (Seconda / Terza apparizione). *Già allievi dell’Accademia Verdiana. «Una delle partiture più stupefacenti della produzione operistica di metà Ottocento è, senza alcun dubbio, Macbeth di Giuseppe Verdi – commenta Lanzillotta. Nonostante i numeri chiusi a cui Verdi è ancora legato, alcune scene si sviluppano attraverso una struttura meno definita e più libera; ma ciò che realmente colpisce, è la complessità con cui viene costruita la partitura, attraverso un enorme lavoro di scavo psicologico, con una connessione costante fra personaggi e segno musicale. Gli abissi della psiche sono scandagliati in profondità e il rapporto fra Macbeth e la sua coscienza è, senza dubbio, uno dei pilastri su cui poggia l’intera struttura drammaturgica». «Questo allestimento – racconta il regista– attinge fortemente dalla teatralità shakespeariana concretizzando sul palcoscenico l’incubo terrifico di Macbeth, la spirale di discesa verso il baratro che una volta avviata non si arresterà più fino al terribile esito della tragedia. In Macbeth coesistono un mondo umano dell’aldiqua e un mondo antico dell’aldilà, radicato nella terra che ha leggi sconosciute. Una Natura “magica”, capace di andare oltre il concetto di vita e di morte, capace di incutere paura, terrore per l’inconoscibile: più questo elemento sconosciuto si nasconde in ciò che ci è vicino tanto più ci fa paura, perché potrebbe apparire dietro un filo d’erba, in ogni ombra, sotto ogni pietra. L’uomo per sua natura è portato ad esorcizzare questo mondo che non riesce a cogliere e a dargli forma attraverso il folklore, viatico per comunicare con le streghe e con gli spiriti. In questo allestimento gli elementi in scena sono simbolici, non descrittivi, crudi. La musica evoca l’interiorità dei personaggi, le loro travagliate decisioni. Le parole cantate, declamate, scritte, generano immagini che determinano gli accadimenti. La parola è potente. Così come lo è il vaticinio delle streghe».