Mantova Niente alibi e una missione: rialzare la testa e ritrovare lo “spirito morgiano” parzialmente perduto a Como. Questo il messaggio di Emanuele Righi, ds del Mantova, all’indomani della sconfitta in riva al Lario che è costata il primo posto in classifica. Il dirigente biancorosso ha convocato la stampa per trasmettere un segnale forte e chiaro alla squadra, ai tifosi e all’ambiente in generale, spiegando le ragioni del ko e spronando a reagire.
«Potrei attaccarmi all’arbitro – ha detto – : alla disparità sui cartellini, ai pochi minuti di recupero concessi, al fuorigioco sul gol. Oppure al campo pesante o al clima particolare che si respirava al Sinigaglia. Ma non mi piace e non sono abituato a crearmi alibi. La sconfitta ce la siamo cercata noi, questo è il punto. Il Como ha dimostrato più voglia di vincere rispetto al Mantova. E questo non ce lo possiamo permettere». Righi, dopo aver snocciolato i numeri di una stagione fin qui eccellente, prosegue: «Abbiamo un allenatore fortissimo, una società seria, i giocatori migliori della categoria. Ma a Como non è bastato perchè non abbiamo dato… il 110%. Siamo tutti responsabili, e sottolineo tutti. Mi ci metto io per primo: la mia espulsione a Olginate (che lo ha confinato in tribuna anzichè in panchina, ndr) ha rotto la “formazione classica” che ci ha portati fin qui. È stato sbagliato l’approccio al match, siamo mancati in personalità. Per loro era la partita della vita, mentre noi non abbiamo trasmesso lo stesso atteggiamento». E qui entra implicitamente in ballo mister Morgia. La faccenda è delicata, teoricamente a rischio di incidente diplomatico. Per questo Righi misura le parole: «Il mister è un fenomeno, ma stavolta non ha fatto Morgia. Attenzione: non sto discutendo le sue scelte. Dico semplicemente che stavolta non siamo stati “morgiani”, ovvero coerenti con lo spirito che ci ha portati fin qui. Non ho visto il solito Mantova coraggioso, che impone il proprio gioco e che scende in campo per vincere. Se si decide di inserire un difensore di più, si manda un determinato messaggio agli avversari, facendo capire di voler impostare la partita in un certo modo, magari più improntato all’agonismo e alla personalità. Il guaio è che non abbiamo seguito questa strada fino in fondo. Il Mantova visto a Como è sempre rimasto a metà del guado: nè carne nè pesce. In questo, lo ripeto, siamo mancati tutti: io per primo, l’allenatore, i giocatori».
Il rammarico maggiore, continua il ds biancorosso, è per i mille tifosi che hanno seguito e sostenuto la squadra fino alla fine: «È per loro – spiega – che avevamo l’obbligo morale di fornire tutt’altra prestazione. Potevamo e dovevamo farlo. Sono stati straordinari nel richiamare la squadra due volte sotto la curva per incitarla nonostante la sconfitta. Hanno capito che nulla è perduto».
Ecco, appunto: da qui bisogna ripartire. «Questo – sostiene Righi – non è il momento più delicato della stagione. Lo è stato dopo l’1-1 con la Caronnese alla seconda giornata. Lì avevamo ancora tutto da dimostrare; ora invece non c’è nessun dubbio sulla forza di questa squadra. Personalmente non vedo l’ora che venga domenica: dobbiamo reagire e sono convinto che lo faremo. A patto di ritrovare lo “spirito morgiano” che ci ha portati fin qui». E sul Como che ha preso lo scettro, il ds conclude: «La pressione è su di loro, che devono vincere tutte le partite. Mancano 11 giornate, la strada è lunghissima. Se ripetiamo il girone d’andata, magari con un pareggio in meno e una vittoria in più, la C è nostra. Altrimenti saremo i primi ad applaudire gli avversari».